I rincari sulle bollette di luce e gas sono legittimi se il contratto è in scadenza. È la decisione presa dal Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso di Iren e ha annullato la sospensiva disposta dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nel mese di ottobre, in merito agli aggiornamenti tariffari dopo la scadenza contrattuale. Si tratta insomma di una sorta di apertura alle modifiche contrattuali unilaterali che comportano rincari in bolletta se il contratto è in scadenza. Secondo il Consiglio di Stato, a cui si era appellato il gruppo Iren, le compagnie energetiche non possono modificare le condizioni contrattuali in modo unilaterale, ma non sbagliano quando il contratto arriva a scadenza. E’ il caso di chi ha sottoscritto, per esempio, una offerta “scontata” alla fine del 2020, per la durata di due anni, e che in questi mesi è arrivata a al termine del contratto. Certo, non è detto che lo debbano fare sempre, ma sicuramente saranno autorizzate a farlo e la possibilità che arrivino nuovi aumenti è quindi probabile.
Rincari bollette luce e gas, la decisione del CdS contro L’Antitrust. Cosa cambia per i consumatori
Il Consiglio di Stato ha dunque bocciato in buona parte il provvedimento dell’Antitrust che aveva sospeso i rinnovi dei contratti per le forniture energetiche, sulla base di quanto stabilito da un decreto del governo Draghi. I giudici erano chiamati a esprimersi su un appello del gruppo Iren e hanno ritenuto che il provvedimento dell’Autorità per la concorrenza sia fondato solamente quando si tratta di variazioni unilaterali, ma non quando si è di fronte a un aggiornamento dei prezzi per il rinnovo di contratti scaduti. Per i giudici, dunque, l’Antitrust ha interpretato nel mondo sbagliato il decreto Aiuti bis con cui era stata sospesa fino al 30 aprile del 2023 la possibilità di modificare il prezzo di fornitura da parte delle aziende. Possibilità che veniva bloccata, quindi, solamente per le modifiche unilaterali di contratti non in scadenza. A febbraio sarà il Tar del Lazio a decidere definitivamente sulla questione, considerando anche la sentenza appena emessa del Consiglio di Stato. Quindi, nello specifico, le aziende non potranno modificare le condizioni contrattuali, aumentando i prezzi, in maniera unilaterale. Ma potranno farlo quando il contratto arriva alla sua scadenza. Per i consumatori non dovrebbe cambiare molto nell’immediato: un eventuale aumento delle tariffe potrebbe essere stabilito dalle aziende – solo per i contratti in scadenza – dopo la decisione definitiva del Tar del Lazio. Nel frattempo, comunque, è vero che potrebbero anche decidere di applicare dei rincari per le offerte in scadenza, ma ognuno deciderà autonomamente il da farsi.
Le reazioni alla sentenza
Soddisfatti gli operatori rappresentati da Utilitalia secondo cui “la delibera del Consiglio di Stato rappresenta un primo passo nella giusta direzione per chiarire la questione degli aumenti dei prezzi dell’energia previsti alla scadenza dei contratti, bloccati nei giorni scorsi dall’Antitrust”, spiegano dalla Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, “ed evidenzia come una questione così strategica debba essere risolta attraverso una chiara decisione politica, e non a colpi di sentenze. Decisione, oltretutto, in linea con il Regolamento europeo in materia di caro energia (Regolamento UE 2022/1854) che prevede che se uno Stato interviene sui prezzi dell’energia, di fatto regolandoli, è tenuto a risarcire le imprese. Di certo il costo economico di limiti nazionali ai prezzi retail non può ricadere esclusivamente sulle imprese del settore energetico, già alle prese da mesi con costi delle materie prime ai massimi storici”. Di diverso avviso Federconsumatori secondo cui la decisione del CdS rappresenta una pessima notizia per molte famiglie che dovranno far fronte a nuovi aumenti nonostante la situazione economica già estremamente difficile. Si tratterebbe di aumenti a tre cifre, insostenibili per molti utenti. Da qui la richiesta dell’associazione al Governo e Parlamento affinchè pongano attenzione sulla questione, anche prevedendo una modifica normativa che sia in grado di chiarire i numerosi dubbi interpretativi, da inserire in una delle disposizioni collegate alla Legge di Bilancio.