Ero nel capoluogo ligure qualche giorno dopo la retrocessione del Genoa in serie B e rimasi colpito dalle numerose bandiere rossoblu esposte alle finestre e sui balconi, come se la squadra avesse ottenuto un successo. Un amico tifoso della Sampdoria, di fronte alle mie perplessità, mi spiegò: “Loro, sono fatti così. Festeggiano anche le sconfitte, perchè non mollano”. I genoani hanno una forte identità, un attaccamento alla maglia non comune. Ne ho avuto una conferma leggendo la storia della bandiera del Genoa collocata sullo scoglio di Boccadasse raccontata dal quotidiano “Il Secolo XIX” e al centro addirittura di una vicenda giudiziaria.
Via il vessillo del Genoa a Boccadasse ma non è abuso edilizio ma reato di “troppo amore”
Quel vessillo in un luogo simbolo della città lo hanno issato nel 1974 due storici tifosi, Angelo Lino Galleano e Federico Dodero, pescatori in pensione di 87 anni, potevano essere accusati addirittura di illecito urbanistico ambientale perchè la bandiera “era” collocata su una piattaforma in ferro. Scriviamo “era” perchè i due protagonisti l’hanno tolta per evitare guai giudiziari ma ci tengono a dire che “la piattaforma c’era già dalla seconda guerra mondiale” e “i pescatori di borgo l’avevano costruita di notte passando dal mare dopo che i nazisti avevano minato la spiaggia e l’avevano recintata con delle reti. In questo modo con una lenza fissa dalle case riuscivano a pescare e di conseguenza a mangiare”.
Insomma, quel vessillo simbolo di fede calcistica a Boccadasse non c’è più ma la fede nel mitico Genoa non è tramontata. E se tornasse la bandiera anche i tifosi doriani non si arrabbierebbero. O no?
Stefano Bisi