Maxi pista di cocaina e un naso gigante che la sniffa, nel centro di Milano. Così è apparsa, improvvisa, ai milanesi questa mattina in zona XXV Aprile, dalle parti di corso Como, la nuova creazione dell’artista Cristina Donati Meyer. Un enorme naso appoggiato a terra con un’immensa striscia di polvere bianca che arriva proprio fino alle narici dell’installazione della scultrice che ha intitolato l’opera ‘Bianco Natale, Milano-Medellin’.

Maxi pista di cocaina e un naso gigante, la denuncia dell’opera installata al centro di Milano da Cristina Donati Meyer

Il messaggio che ha voluto mandare Cristina Donati Meyer è chiaro, a spiegare ogni riferimento ci ha pensato la stessa artista che ha voluto denunciare la piega che sta prendendo Milano, sotto troppi punti di vista, legati alla malavita e al giro di droga che a quanto pare si fa sempre più intenso. La stessa autrice dell’opera ha detto senza giri di parole (come riporta Milano Today), che: “Con ‘Bianco Natale, Milano – Medellin’ voglio denunciare gli immensi traffici di stupefacenti che vedono Milano e le sue zone centrali, fulcro internazionale dei business delle mafie – ha spiegato la Donati Meyer – Il traffico di cocaina è aumentato del 62% in un anno e i frequenti sequestri di grandi quantità che vedono Milano protagonista, non riescono a mettere in crisi o ad impattare questo mercato”. Medellin, che compare nel nome dato dall’artista alla scultura, è la città della Colombia che divenne famosa, negli anni 70 e 80, perché fu la base di una vasta organizzazione di narcotrafficanti cui faceva capo Pablo Escobar.

E’ un allarme che vuole lanciare Cristina Donati Meyer presentato la sua scultura di grande impatto e protesta proprio nel centro della città, Milano, che secondo lei starebbe perdendo il controllo per attirare l’attenzione su un problema che a quanto pare sta assumendo proporzioni incontrollate e incontrollabili. E non solo per l’uso di cocaina in aumento nella città, ma proprio perché, sempre dalle informazioni raccolte dalla Donati Meyer: “Le analisi chimiche sulle acque reflue segnalano un aumento del consumo di cocaina del 30% nell’ultimo anno – continua l’artista -. Milano, per infiltrazioni mafiose, traffici di stupefacenti e riciclaggio/lavanderia di capitali, è diventata una grande città della Locride e potrebbe gemellarsi con Medellin”.

Chi è Cristina Donati Meyer

E’ stata rinominata e si autodefinisce con piacere, l’Artivista perché con le sue opere, tutte con un forte impatto emotivo, spesso ha voluto denunciare situazioni problemi sociali, trattando temi quali l’immigrazione, il razzismo, l’ambiente, la violenza sulle donne. Classe 1985 Cristina Donati Meyer è nata a Milano ed ha frequentato l’Istituto d’Arte Rudolf Steiner e l’Accademia di Belle Arti di Brera che ha successivamente lasciato. Sul suo profilo Facebook definisce così il suo istinto creativo: “Lavoro estetico e onirico, pittorico e materico confliggono e si contaminano con impegno sociale ed etico”. Ha già fatto parlare di se, in passato, per altre installazioni apparse nel capoluogo meneghino nate proprio per denunciare situazioni difficili, di disagio. Tra le sue performance più famose ricordiamo “La morte della sposa” del 2013, in cui l’artista è rimasta appesa in abito da sposa a Porta Romana per rappresentare le vittime di femminicidio. Un’altra delle installazioni di Cristina Donati Meyer che a Milano ha destato più scalpore è senza dubbio quella sulla statua di Indro Montanelli negli omonimi Giardini di Porta Venezia, realizzata a giugno del 2020 a cui l’artista ha aggiunto sulle gambe di Montanelli il fantoccio di una bambina eritrea. l’ultima è apparsa circa un mese fa sempre a Milano in una nicchia in Via della Chiusa e si riferisce alla questione accoglienza dei naufraghi tra Italia e Francia. L’intervento di arte pubblica rappresenta una donna mediorientale con in braccio il suo bambino, nei pressi di una frontiera europea, con la scritta “Siamo tutti cittadini del mondo, No frontiere, No borders”.