Strage treno rapido 904: sono passati 38 anni. Oggi, nel giorno dell’anniversario dell’attentato mafioso che costò la vita a 16 persone e ne ferì oltre 200, le parole del presidente Mattarella in ricordo delle vittime e la commemorazione in programma per le 12.15 presso la stazione di Napoli Centrale.

Strage treno rapido 904, oggi il giorno del ricordo: le parole del presidente Mattarella

“La bomba esplosa sul treno rapido 904, mentre percorreva la Grande Galleria dell’Appennino, distrusse in un attimo le vite di donne e uomini inermi. Strappò il futuro anche a tre bambini. La coscienza collettiva fu sconvolta da un attentato di quella catena vile e spietata che ha insanguinato il nostro Paese per numerosi anni”. Questo l’inizio della commemorazione che questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dedicato alle vittime del tremendo attentato mafioso che, la sera del 23 dicembre 1984, nel fine settimana precedente alle feste natalizie, colpì il treno rapido numero 904 proveniente da Napoli e diretto a Milano, nella Grande Galleria dell’Appennino, appena dopo la stazione di Vernio, facendo 16 morti e 267 feriti.

Nel giorno dell’anniversario la Repubblica rinnova la vicinanza e la solidarietà ai familiari delle vittime e alle comunità colpite che hanno sofferto il dolore più indicibile – ha proseguito Mattarella -. Era l’antivigilia del Natale del 1984. I vagoni erano pieni di famiglie dirette nei luoghi dove avrebbero trascorso le festività. Non si poteva concepire un atto criminale più odioso e spregevole diretto contro il popolo italiano. Grazie al coraggio e alla generosità di chi prestò i primi soccorsi si evitò un bilancio di vittime ancor più drammatico”.

“Le indagini e i processi hanno accertato la matrice terroristico-mafiosa della strage, trovando fili di connessione con piani eversivi che l’organizzazione criminale ha successivamente perseguito per colpire lo Stato democratico tentando di indebolire il suo impegno per la legalità. Ricordare è un dovere – ha concluso il Presidente -.  È rispetto nei confronti della memoria delle vittime. Ci rammenta come sia stata anzitutto l’unità dei cittadini a sconfiggere il terrorismo, respingendo le strategie di destabilizzazione, i ricatti alle istituzioni, i tentativi di diversa matrice che avevano come bersaglio proprio la Repubblica, la nostra convivenza nella libertà, il nostro modello di società solidale“.

Un attentato spietato, quello noto anche come “strage di Natale”, che costò la vita anche a tre bambini e di cui fu accusata Cosa nostra: l’ipotesi più avvolarata, messa in luce dalla Relazione Pellegrino, seguita a lunghe indagini, è che l’attentato – che sembra aver in qualche modo anticipato altri drammatici eventi, come la strage di Capaci e di via D’Amelio e gli attentati dell’estate del 1993 – possa essere stato una reazione dell’organizzazione criminale all’attivarsi della collaborazione di alcuni pentiti “storici” come Buscetta e Contorno, forse nel tentativo di “rinsaldare, mediante la minaccia di un salto qualitativo della sua azione offensiva, legami istituzionali che sembravano allentarsi o comunque posti in discussione”.

Le famiglie delle vittime non hanno mai ricevuto in cambio un risarcimento e, riunetesi in un’Associazione, ogni anno ricordano le 16 persone scomparse in una commemorazione che si tiene presso la stazione di Napoli, in programma per oggi alle 12.15. “Quest’anno, dopo due anni di restrizioni a causa della pandemia, sarà di nuovo possibile incontrarci alla stazione di Napoli Centrale per la cerimonia commemorativa – hanno fatto sapere sui social -. È inutile dirvi quanto la presenza di ognuno di noi sia fondamentale per mantenere vivo il ricordo delle 16 vittime e per sottolineare quanto il tempo trascorso non sia bastato a lenire le ferite. Vi aspettiamo per stringerci in un grande abbraccio”.