Spagna legge transgender approvata dal Congresso. Da mesi si vociferava su una possibile approvazione della cosiddetta “ley trans”, la legge pensata per rendere “l’uguaglianza reale ed effettiva delle persone trans e per le garanzie dei diritti delle persone Lgbtq+”, come aveva spiegato la ministra spagnola dell’Uguaglianza Irene Montero. Con l’ok da parte del Congresso dei deputati spagnolo – 188 voti favorevoli su 350 votanti e 7 astenuti – si segna quindi un passaggio storico per il Paese, perché la nuova misura – a lungo osteggiata non soltanto dai partiti di opposizione, ma anche da alcuni ambienti femministi – contempla due delle grandi battaglie della comunità Lgbtq+: lo smettere di considerare la transessualità una patologia e l’autodeterminazione di genere.

Spagna legge transgendere approvata dal Congresso: cosa prevede

Punto cardine della nuova legge è la possibilità di vedersi riconosciuta la propria identità di genere senza dover superare mille ostacoli burocratici: con l’approvazione della “ley trans” da parte del Congresso, viene infatti introdotta la possibilità di cambiare sesso all’anagrafe senza autorizzazione giudiziaria o referti medici a partire dai 14 anni d’età e dai 16 anni senza il consenso dei genitori. Si prevede inoltre, per gli adolescenti tra i 14 e i 16 anni che vogliano farne richiesta senza essere supportati dai propri garanti, la possibilità di procedere con un difensore giudiziale. Tra i 12 e i 14 anni, le domande richiederanno ancora l’approvazione da parte di un giudice, mentre, al di sotto dei 12 anni, cambiare nome ed essere trattati secondo la propria identità di genere a scuola sarà possibile, ma non il cambio di sesso.

“Finalmente questa legge depatologizza la vita dei trans e ne garantisce i diritti”, ha esultato Irene Montero. Prima che la legge fosse approvata, in Spagna, così come accade anche in Italia, per legge, per ottenere il riconoscimento legale del proprio genere le persone trans dovevano presentare una vera e propria diagnosi di disforia di genere; con la nuova proposta basterà invece una libera dichiarazione della persona interessata per richiedere il cambio dei documenti, senza la necessità di presentare diagnosi mediche o psicologiche o altre certificazioni. La legge prevede anche la reversibilità della decisione: se la persona trans dovessere cambiare idea, dopo 6 mesi dalla modifica del nome sulla carta d’identità potrebbe recuperare la menzione iniziale, sollecitandola con un iter giudiziario.

Le polemiche nei confronti della “ley trans”

La legge approvata dal Congresso dei deputati spagnolo è stata a lungo osteggiata dai partiti d’opposizione – con Partito Popolare e Vox in testa -, così come dal fronte femminista più estremo.  Lo scorso settembre, la giurista ed ex vice prima ministra Carmen Calvo aveva attaccato la legge perché, a suo avviso, “distrugge i diritti delle donne”. Ad essere percepito come minaccia, soprattutto il fatto che il concetto di sesso biologico sarebbe stato sostituito, in caso di approvazione della legge, da quello di genere, mettendo così a rischio la sicurezza delle donne in certi ambienti, come le carceri, lo sport e la politica. Una posizione che non risulta isolata negli ambienti femministi, soprattutto quelli delle cosiddette “Terf”, le femministe radicali trans escludenti, ovvero coloro che si considerano femministe ma negano l’identità e il diritto delle persone trans di definirsi donne a tutti gli effetti.