Chi era Meyer Lansky? Da tutti conosciuto come un mafioso bielorusso ed esponente principale del sindacato ebraico, la sua storia è diventata popolare per una serie di vicende che lo hanno visto coinvolto e che sono state riprese nel film Lansky, in onda questa sera su Rai 3 con Harvey Keitel nei panni del protagonista.

Chi era Meyer Lansky, la storia del gangster

Classe 1902, Meyer Lansky, all’anagrafe Meyer Suchowlanki, era nato a Hrodna. Da piccolo si trasferì con la sua famiglia negli Stati Uniti per fuggire dalle persecuzioni razziali messe in atto contro gli ebrei. Così, passò la sua infanzia e adolescenza a New York ed è proprio lì che avvenne il suo primo incontro con la mafia e in particolare con alcuni dei suoi esponenti maggiori come Lucky Luciano. I due si conobbero sui banchi di scuola: Luciano dava protezione ai più piccoli e in cambio chiedeva denaro, ma Lansky si rifiutò di pagare. Quando nel 1936, Luciano fu incarcerato, Lansky trasferì la propria sede operativa in Florida, a New Orleans e a Cuba. Fu uno degli iniziatori del progetto Las Vegas insieme a Siegel, con l’obiettivo di espandere la città del Nevada conosciuta per il gioco d’azzardo.

Nel corso degli anni fu accusato di evasione fiscale e per questo motivo trasferì presso banche europee gran parte del denaro riguardante alcune attività dei casinò. Durante la Seconda Guerra Mondiale divenne anche un collaboratore della marina statunitense che lo scelse come aiuto per trovare e scoprire gli infiltrati e sabotatori tedeschi. Poi ancora, tentò di difendere il socio Siegel nel corso delle riunioni di capimafia, visto che veniva imputato di aver fatto fallire il progetto Las Vegas.

Negli anni sessanta decise di investire i fondi di provenienza illecita nel business degli hotel ma venne coinvolto in affari di droga, contrabbando, prostituzione ed estorsione. Questi problemi e il fisco lo costrinsero ad abbandonare la scena, almeno apparentemente, trasferendosi in Israele ma non riuscì ad ottenere la cittadinanza. Lì soggiornò per tre anni per poi tornare negli Stati Uniti, in Florida, dove nel 1983 morì dopo essere stato colpito da un cancro che non gli diede scampo.

Film con Harvey Keitel su Rai 3

E’ in onda su Rai 3 il film Lansky, scritto e diretto da Eytan Rockaway che racconta la storia vera di Meyer Lansky, gangster ed esponente principale del cosiddetto Sindacato ebraico. Il regista ha scelto Harvey Keitel per il ruolo del protagonista mentre John Magaro ha interpretato Lansky durante la giovinezza e quindi durante le sue prime attività mafiose, in contatto con Lucky Luciano e Siegel. Il film di Rockaway è uscito al cinema nel 2021 ed è un thriller. Tra gli altri attori troviamo Sam Worthington, AnnaSophia Robb, Jackie Cruz, David Cade, David James Elliott,Alon Abutbul, Minka Kelly, Shane McRa, James Moses Black, Claudio Bellante.

La trama del film e le recensioni

Quando l’anziano Meyer Lansky viene indagato un’ultima volta dai federali che hanno sospetto che sia stato lui a nascondere milioni di dollari in mezzo secolo, il mafioso in pensione inizia a raccontare una storia incredibile facendo alcune rivelazione e confessando una verità mai detta riguardo alla sua vita da famigerato capo della Murder Inc. e il Sindacato Nazionale del Crimine.

Il pubblico che ha già visto il film non ha potuto fare a meno di dire la sua al riguardo. Su FilmTv sono state riportate delle recensioni, tra le tante si legge: “Raffigurazione storiografica dell’ ultimo segmento di vita del ganster Ebreo mayer Lansky, in procinto di chiedere la cittadinanza allo stato di Israele. La narrazione è in prima persona, secondo il punto di vista del protagonista. Sono presenti numerosi flash back che sembrano ricostruirne i trascorsi più salienti, in realtà sono numerose le omissioni (e gli errori) di carattere biografico. – poi ancora – Vengono trascurate le gesta dal carattere più violento e macchiavellico di questo criminale. Il soggetto principale tramite riflessioni stucchevoli prova a giustificare il suo operato facendo appello ad una retorica incongruente ,con ragionamenti astrusi e campati in aria. La produzione ha chiaramente simpatia per l’ ex mafioso e prova ad imporla attraverso contenuti vittimisti e commiserativi. Regia che prova ad imitare quella dei grandi classici Ganster come” Il padrino”, o “C’era una volta in America”.