Pensione con contratto espansione, cos’è e come uscire 5 anni prima rispetto alla vecchiaia o alla pensione anticipata dei soli contributi con la misura che il governo di Giorgia Meloni si appresta a prorogare fino al 2025? Nel decreto “Milleproroghe” troverà spazio anche la proroga e il potenziamento del contratto di espansione, strumento che consente di andare in pensione con 60 mesi di anticipo a partire dai 62 anni anni di età se si punta allo sconto sulla pensione di vecchiaia dei 67 anni, o con 37 anni e 10 mesi di contributi se l’obiettivo è risparmiare sulla pensione anticipata (36 anni e 10 mesi per le donne). Il ministero del Lavoro ha presentato la misura nella bozza del decreto “Milleproroghe” con alcune novità, soprattutto a favore delle imprese che potranno garantire lo scivolo ai propri dipendenti più facilmente.
Pensione con contratto espansione, cos’è la misura che consente di uscire 60 mesi prima da lavoro?
Infatti, per l’accesso allo strumento di pensione è necessario che le imprese abbiano almeno 50 addetti alle proprie dipendenze. Si tratta di una soglia minima alla quale concorrerà, per i contratti stipulati a partire dal 1° gennaio 2023 e fino al 2025, anche l’eventuale stipula di un contratto di rete. Il requisito del numero dei dipendenti è stato via via abbassato negli anni, da quando il decreto legge numero 34 dell’estate del 2019 aveva previsto che potevano accedere alla pensione con 5 anni di anticipo i lavoratori delle imprese medio-grandi, con 1.000 e poi 500 addetti. L’ultimo governo di Giuseppe Conte e quello successivo di Mario Draghi hanno progressivamente abbassato la soglia dei dipendenti delle imprese per garantire lo scivolo, arrivando a stabilire un numero minimo di 50 addetti e includendo, pertanto, le micro e le piccole imprese. Per il 2024 il governo non ha confermato i contratti di espansione.
Come andare prima in pensione senza attendere la vecchiaia?
Per andare in pensione anticipata di 60 mesi con il contratto di espansione è necessario che le imprese sottoscrivano un accordo con i sindacati e con il ministero del Lavoro. L’accordo serve anche a presentare il piano di ristrutturazione industriale e del personale delle imprese che chiedono l’esodo, con le varie premialità previste per legge. Infatti, i costi dello scivolo si riducono della metà per le imprese richiedenti se il piano di ristrutturazione prevede almeno un’assunzione ogni tre uscite e la nuova entrata abbia meno di 35 anni. In questo caso, i contributi a carico dell’impresa sono calcolati sull’ultima mensilità della prestazione Naspi al lavoratore, con copertura fino a 24 mesi e non più dodici. Con la possibilità di includere anche le imprese che abbiano sottoscritto un contratto di rete si amplia la platea dei possibili esodati dal 2023 al 2025. Infatti, secondo i dati di InfoCamere, i contratti di rete hanno raggiunto la cifra di 6.154, raggruppando quindi più di 36.000 imprese per un totale di circa un milione di addetti, per lo più di piccole imprese.