A circa due mesi di distanza dalla sua ultima uscita pubblica, arrivano nuove minacce di morte contro Giuseppe Antoci, una delle figure di primo piano nella lotta alla mafia.
Ex presidente del Parco dei Nebrodi e presidente onorario della fondazione “Antonino Caponnetto”, Antoci è considerato il mandante che ha portato alla disgregazione della cosiddetta Mafia dei Nebrodi, che controllava i fondi in arrivo dall’Unione Europea. Nel 2017 venne approvato il Protocollo Antoci (definito “protocollo di legalità”) come nuovo atto da rispettare in tema di concessione di terreni agricoli
A scoprire le nuove intimidazioni dirette al 54enne e alla sua famiglia sono state le intercettazioni telefoniche della Divisione Distrettuale Antimafia di Messina, che ha identificato in Francesco Conti Mica di Tortorici il mandante.
Giuseppe Antoci fu già vittima di intimidazioni dalla mafia nel 2016
Nei dialoghi si ode Conti Mica, facente parte della frangia malavitosa dei Batanesi, riferirsi con minacce dal tono chiaramente intimidatorio ad Antoci, ricordandogli la sua rete di conoscenze che abbraccia gran parte delle famiglie mafiose dei Nebrodi (Sicilia centrosettentrionale).
Da parte sue, l’imputato promette vendetta per i suoi parenti, rinchiusi con l’aggravante del 41 bis in quanto colpevoli riconosciuti in aula durante il maxi processo dei Nebrodi: a novembre, la sentenza del Tribunale di Patti condannò 91 dei 101 accusati. A fronte di tale clima, il gip di Messina ha disposto il rafforzamento delle misure di protezione per Antoci e per la sua famiglia, fino alla chiusura delle strade nei pressi delle abitazioni dei parenti.
Nel frattempo, la commissione regionale antimafia ha concluso e presentato una relazione sull’attentato del 2016 ai danni di Antoci, nella quale si legge che “restano attuali le tre ipotesi formulate in premessa: un attentato mafioso fallito, un atto puramente dimostrativo, una simulazione“, di cui la seconda sembra essere quella maggiormente presa in considerazione.