La corsa contro l’esercizio provvisorio, e per ottenere l’approvazione della manovra entro il 31 dicembre si fa in salita quest’anno, seguendo un trend sul filo del rasoio che già in passato ha tenuto con il fiato sospeso diversi governi.
Il governo Meloni e la manovra flash
Va ricordato tuttavia che l’esecutivo Meloni è stato l’unico governo ad insediarsi in autunno, rendendo impervia la strada verso la prima finanziaria della 19° legislatura. Non era infatti mai accaduto, nell’Italia repubblicana, che si votasse in autunno per le politiche. Eppure, anche negli anni passati, si è consolidata la prassi di ridursi all’ultimo momento pur di ottenere una legge di bilancio che fosse il più condivisa possibile da tutte le forze dell’arco parlamentare.
L’abitudine a rischiare l’esercizio provvisorio
La scorsa manovra, valida per l’anno 2022, è stata presentata al Senato l’11 novembre 2021: Palazzo Madama riuscì ad approvare la manovra solo la vigilia di Natale, con il via libera dalla Camera dei Deputati che arrivò solamente il 30 dicembre scorso. Per la legge di bilancio 2021 invece l’approvazione arrivò solo il 27 dicembre 2020 da Montecitorio e il 30 dicembre dal Senato. Schivando anche qui di poche ore lo spettro dell’esercizio provvisorio. Tempi più sereni invece per quanto riguarda la legge di bilancio dell’anno 2020, approvata il 16 dicembre 2019 dal Senato della Repubblica e già il 23 dicembre dalla Camera dei deputati.
Se la manovra non si approva, ecco l’esercizio provvisorio
Insomma, il paventato rischio di un esercizio provvisorio è sempre stato schivato. Almeno per gli ultimi 30 anni. L’ultima volta che si è ricorso a tale strumento fu il Democristiano Giovanni Goria nel 1988 nella sua breve stagione alla guida del governo. Non era comunque la prima volta, visto che per 33 volte si è ricorsi alla razionalizzazione del budget statale. Uno strumento a disposizione del Paese e contenuto anche all’interno della Costituzione. Secondo l’articolo 81 della Carta Costituzionale
“L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi”
La spesa pubblica viene consentita quindi “per dodicesimi”. Ovvero, in ogni mese è utilizzabile al massimo un dodicesimo delle poste iscritte nei capitoli del progetto di bilancio. La situazione quindi, al momento, non sembra così grave e al momento, nonostante manchino pochi giorni alla fine dell’anno, il ricorso all’esercizio provvisorio appare remoto.