Dopo circa un anno Ahmed, il 28enne pakistano detenuto con l’accusa di violenza sessuale, si è svegliato dal ‘sonno’.
L’imputato era stato arrestato a Fiumicino nel luglio del 2021 per abusi su minore ma aveva sempre negato la sua colpevolezza, dichiarandosi innocente. Iniziato il processo, il pakistano non ha mai proferito parola poiché nel frattempo, lo stesso è caduto in un ‘sonno profondo’ e ha continuato a dormire per oltre 12 mesi. Dopo l’accertamento da parte dei medici delle sue condizioni fisiche e psichiche, il 9 dicembre Ahmed è stato dimesso dall’ospedale Cardarelli di Napoli, ed è stato condotto nel carcere di Secondigliano.
“Ahmed si è svegliato e mi sembra un miracolo. Merito dei medici del Cardarelli di Napoli. Non chiedetemi come hanno fatto, so solo che ieri parlava e camminava mentre 20 giorni fa, per le condizioni in cui l’avevo visto, credevo che sarebbe morto”.
Queste le dichiarazioni rilasciate dall’avvocato difensore del detenuto Ahmed, Donato Vertone.
La storia di Ahmed: dall’abuso al ‘sonno profondo’
Ahmed Alì è accusato di violenza sessuale su minore ma al processo penale, nonostante la presenza in aula, non si è mai difeso. Dopo essersi dichiarato innocente, poche ore dopo l’arresto, è calato il silenzio. Nelle udienze il 28enne veniva trasportato in barella nella saletta per le videoconferenze di Regina Coeli, ma lo stesso dormiva. Il tribunale ha sempre considerato il detenuto in grado di intendere e di volere, in assenza di evidenze cliniche. Infatti due volte i giudici avevano chiesto ai periti di valutare il suo stato mentale e per due volte la risposta era stata la stessa: “Simulazione riferibile a sindrome di Ganser”, una situazione al confine tra la simulazione vera e propria e la psiconevrosi.
Il ragazzo dopo essersi dichiarato innocente ha cominciato uno sciopero della fame e della sete. Poi ha smesso di alzarsi dal letto e infine è precipitato in un sonno da cui i medici non sono più riusciti a farlo uscire per mesi.
La sindrome di Ganser, cos’è?
Secondo i periti che hanno analizzato il caso da vicino, la situazione di Amhed è riconducibile alla sindrome di Ganser. Antonio del Casale, ricercatore di Psichiatria al dipartimento di Psicologia dinamica, clinica e salute, a Repubblica ha spiegato che:
“Si tratta di una sindrome che può iniziare con la simulazione di un disturbo mentale, ma che in alcuni soggetti può sfociare in un disturbo clinico vero e proprio. Ci si autosuggestiona a tal punto che ci si ammala davvero”.
Insomma, Ahmed potrebbe essere passato dalla simulazione di un disturbo al disturbo vero e proprio.