Marialuisa Jacobelli, stalking: è confermata la condanna a 28 mesi dell’ex fidanzato Francesco Angelini per atti persecutori. Quello della giornalista e volto televisivo Marialuisa Jacobelli è soltanto l’ultimo caso in ordine cronologico, a riportare agli onori della cronaca il tema della violenza di genere. L’imprenditore monegasco, finito ai domiciliari lo scorso primo luglio per poi passare ai domiciliari in una clinica del novarese sta eseguendo un percorso terapeutico. Secondo l’inchiesta del pm, Francesco Angelini avrebbe perseguitato l’ex fidanzata con minacce, telefonate e appostamenti. A giugno 2020 Jacobelli, assistita dall’avvocato Cecconi, ha scelto di denunciare Angelini e far scattare le indagini.
Marialuisa Jacobelli, stalking: le dichiarazioni dell’avvocato Marialuisa Missiaggia
“La notizia di Angelini, condannato a due anni e quattro mesi con rito abbreviato, accusato di stalking ai danni di Marialuisa Jacobelli riapre l’attenzione dei media sulla violenza di genere. In questo caso la persecuzione, le violenze, le minacce ed il clima di terrore a cui Marialuisa è stata costretta non rendono facile parlare, cioè rendere pubbliche le sofferenze di una donna – ha commentato così il caso l’avvocato Marialuisa Missiaggia – nei momenti di messa all’angolo la donna spesso si colpevolizza e cerca di minimizzare l’accaduto perché il dolore sofferto è troppo da sopportare.”
Nel parlare di stalking è giusto e doveroso parlare di percorsi di cura. Chi soffre, e mette in atto comportamenti disfunzionali, è una persona che dev’essere curata. Si tratta di soggetti che fanno male a se stessi, e oltre alle vittime in questione, possono perpetrare il maltrattamento su altri soggetti. “A mio parere è necessario intervenire sempre di più con percorsi alternativi alla pena, percorsi di cura per le persone che non accettano il distacco, né che l’oggetto di amore malato sia un soggetto capace di decidere di farla finita. E dunque se non curati i carnefici possono ripetere tranquillamente il fatto anche con altre donne come se nulla fosse accaduto – ha aggiunto l’avvocato Missiaggia – credo molto nella certezza della pena, ma anche nel deferimento immediato di queste persone a percorsi di cura non per evitare la pena, ma per far si che non vi siano altre vittime per la stessa mano.”