Reddito alimentare Pd: tutto sulla nuova misura. Mentre la manovra del Governo Meloni arriva alla stretta definitiva sul reddito di cittadinanza, prevedendo l’annullamento del sussidio per coloro che non accetteranno la prima proposta di lavoro utile, localizzata in qualunque zona del territorio nazionale, nonché per i giovani tra i 18 e i 29 anni che non abbiano portato a compimento il percorso di studi obbligatorio, come aveva anticipato il ministro Valditara, l’emendamento del Pd alla nuova legge di Bilancio approvato poche ore fa introduce una nuova tipologia di aiuto alle famiglie in difficoltà: quello del reddito alimentare, che per due anni consentirà ai beneficiari di ricevere dei pacchi contenenti parte del cibo invenduto proveniente dalla grande distribuzione alimentare. L’obiettivo è quello di aiutare le fasce più fragili della popolazione, ma anche, come ha sottolineato Marco Furfaro, primo firmatario della proposta, “riuscire ad evitare di buttare 230mila tonnellate di cibo invenduto”. Vediamo di cosa si tratta nel dettaglio e a chi spetta.
Reddito alimentare Pd: come funziona e a chi spetta
L’emendamento alla manovra del Pd approvato poco fa parla di una distribuzione di pacchi contenenti cibo e bevande recuperate dalla merce invenduta della grande distribuzione alimentare, con il doppio scopo di evitare gli sprechi ed aiutare le famiglie in condizione di povertà assoluta (circa 5,6 milioni in totale in Italia), che rispettino determinati criteri specifici. A chiarire una volta per tutte le modalità di attuazione della norma sarà, entro i prossimi 60 giorni, un decreto emanato dal ministero del Lavoro, che specificherà non solo la platea dei beneficiari del nuovo reddito, ma anche gli enti del terzo settore coinvolti nella sperimentazione, ad esempio per la distribuzione dei pacchi. Ciò che è certo è che la fase iniziale riguarderà esclusivamente le città metropolitane, quindi le più grandi sul territorio nazionale, mentre sulle tempestiche non c’è ancora nulla di definitivo, se non la partenza, prevista già a partire dal 2023. Con molta probabilità, i pacchi andranno prenotati tramite un’apposita applicazione e ritirati in uno dei centri di distribuzione stabiliti. Dovrebbe essere inoltre prevista la possibilità, per le categorie più fragili – come anziani o soggetti non autosufficienti -, di ricevere i viveri direttamente a casa.
“Lo Stato, per tramite dell’Inps, individua la platea di beneficiari, ossia le persone in condizioni di indigenza – spiega Leonardo Cecchi, altro firmatario della proposta, sul suo sito Internet -. Ad essi viene dato un codice univoco, inseribile nell’apposita app del reddito alimentare realizzata anch’essa dallo Stato. Ad ogni codice corrisponderà un certo numero di pacchi alimentari ottenibili mensilmente, variabile a seconda dello stato di indigenza della persona stessa. Il beneficiario, attraverso la app, potrà dunque prenotare un pacco alimentare e andarlo a ritirare in uno dei centri di distribuzione, oppure se utente fragile (invalido, anziano ecc.) potrà farselo consegnare a casa”. Il tutto a basso costo di sviluppo mantenimento, secondo Cecchi, se si considerano la manutenzione del sistema digitale, il costo per la logistica e il rimborso spese per volontari coinvolti. “Presso la distribuzione, a ritirare l’invenduto sono infatti i volontari o i fattorini di un partner logistico scelto dallo Stato. Da essi, gli almenti sono stoccati in centri di preparazione e distribuzione […]”, dove a preparare i pacchi da consegnare sono poi gli operatori del Servizio civile. Per i prossimi due anni il Governo metterà a disposizione, per la nuova misura, 1,5 e 2 milioni di euro (2023 e 2024). “600 mila bambini, 337mila anziani e in totale 3 milioni di italiani si avvalgono, quando va bene, delle mense o dei pacchi alimentari perché non possono permettersi di fare la spesa. Da adesso, quel cibo non finirà più nell’immondizia, ma verrà redistribuito a tutte quelle persone che ne hanno bisogno”, ha concluso Furfaro, parlando di una grande “vittoria” .