Dopo esser stato rilasciato dal carcere, l’ex campione di tennis Boris Becker ha voluto rivivere i momenti in prigione attraverso alcune dichiarazioni. Per lui, una condanna di due anni e mezzo per bancarotta fraudolenta che lo aveva spedito nel carcere di Huntercombe, in Inghilterra; proprio l’esperienza inglese pare sia stato uno dei momenti più intensi di Becker che ha così espresso quanto vissuto:
In prigione non sei nessuno, solo un numero. Il mio era A2923EV. Nessuno mi chiamava per nome o per cognome ma solo con il numero di matricola, a nessuno frega niente di chi sei.
Un ritorno completo alle origini che ha consentito a Boris Becker di rivalutare la sua intera persona:
Ho ritrovato la persona che ero un giorno, ho imparato una dura lezione, costosa e anche molto dolorosa. Ho capito che le cose accadono sempre per un motivo.
Tennis, Becker e il suo ruolo da allenatore nel carcere
Al di là delle esperienze personali, per Becker c’è stato anche un momento in cui ha potuto svolgere il ruolo che più gli compete anche in un contesto inusuale. L’ex campione di Wimbledon ha infatti lavorato come assistente dell’allenatore del carcere, il che gli ha permesso anche di prendersi cura di se stesso in palestra.
Da quel momento, per Boris Becker non c’era altro che aspettare il momento del rilascio che lui stesso ha raccontato così:
Dalle sei del mattino di quel giorno ero seduto sul mio letto, aspettando che la porta si aprisse. Alle 7.30 hanno aperto la porta e mi hanno chiesto: ‘Sei pronto?’ Ho detto: ‘Andiamo!’ Avevo già fatto le valigie da un bel po’.
Ora all’ex stella del tennis non resta che rientrare in patria per rimettere in sesto la propria vita e quella di suo figlio rimasto in Inghilterra; i due non potranno vedersi a Londra perchè Becker non potrà farvi ritorno per il resto della durata della condanna secondo alcune fonti.