Il 2022 non sembra essere l’anno migliore per i primi lanci, e anche nel caso della missione Vega C dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) non siamo di fronte a un’eccezione. Andato a vuoto dunque il test sull’evoluzione del Vega base, progettato e realizzato dal gruppo torinese Avio, leader nel settore dell’aeronautica civile e militare.

Nel post pubblicato dalla stessa compagnia si legge che “Circa 2 minuti e 27 secondi dopo il decollo del lanciatore Vega C si è verificata un’anomalia all’altezza del secondo stadio (Zefiro 40) che ha costretto alla conclusione forzata della missione Vv22”, Scorrendo il comunicato, la società fa sapere di aver già proceduto a impostare lo studio per l’analisi dei dati da cui si cercherà una risposta all’accaduto.

Il nuovo lanciatore europeo Vega C avrebbe dovuto portare nello spazio l’ultimo blocco dei 6 satelliti della costellazione francese Pleiades per l’osservazione della Terra, denominati Pleiades Neo 5 e 6. Ciascuno dei satelliti trasportati ha una massa di diverse centinaia di chili e al suo interno monta altrettante centinaia di retroriflettori (strumenti in grado di misurare l’orbita e il centro di massa).

Missione Vega C, cinque mesi fa il collaudo alla base di Kourou

Altre spiegazioni sul difettoso funzionamento del lanciatore Vega C, la cui missione è stata ufficialmente annullata saranno fornite questo pomeriggio. Alle 16 europee è prevista una conferenza stampa in videocollegamento organizzata dalla francese Arianespace, la società che che gestisce le operazioni interne alla base Esa di Kourou, in Guyana francese (Sudamerica). Stéphane Israël, amministratore delegato di Arianespace, ha già rilasciato alcune dichiarazioni, sebbene non si riescano ad avere ancora risposte definitive.

Ha parlato di “deviazione della traiettoria” come “anomalia molto forte” che ha costretto a interrompere la missione sul nascere. Circa un minuto dopo il verificarsi del malfunzionamento, il razzo Vega C ha cominciato a perdere velocità poiché il primo motore, P120C, non è in grado di sostenere una tale quantità di potenza ed energia. Zefiro 40 non si è dunque acceso portando al fallimento dell’esperimento, che dovrà essere ora riprogrammato.

Si tratta di un intoppo imprevisto dopo che il collaudo iniziale, avvenuto lo scorso luglio, era riuscito perfettamente.