Cos’è l’esercizio provvisorio e perché se ne sta parlando? Da settimane l’esecutivo è al lavoro sulla manovra di bilancio 2023 e per raggiungere gli obiettivi del Pnrr; una corsa contro il tempo, viste le scadenze ravvicinate: se il provvedimento non dovesse essere approvato entro il 31 dicembre, l’Italia rischierebbe infatti di passare all’esercizio provvisorio, minaccia già messa in luce dal segretario del Pd Enrico Letta che, qualche giorno fa, sui social, aveva scritto: “Mai vista una situazione simile. 20 dicembre sera e tutto all’aria. Il Governo dia uno stop alla manovra caos e ritiri subito la inaccettabile proposta di condono penale dell’ultimo minuto. Si fermino. Altrimenti porteranno l’Italia all’esercizio provvisorio. E sarà solo colpa loro”.

Dal canto suo, Giorgia Meloni aveva fatto sapere, a margine della cerimonia per la festa dell’Hannukkah a Roma, che “chi evoca l’esercizio provvisorio cerca l’esercizio provvisorio”. “Per quanto ci riguarda – aveva dichiarato in quell’occasione – andiamo avanti e mi sento di garantire che ci sarà la legge di bilancio nei tempi previsti”. In effetti sembra che questa notte il governo abbia concluso i lavori in commissione e la manovra dovrebbe arrivare in aula già nella giornata di domani. “È stato faticoso, ma direi che va bene così”, ha commentato  il sottosegretario al Mef, Federico Freni. Ma cosa sarebbe successo in caso contrario?

Cos’è l’esercizio provvisorio e quando scatta

Se ne parla in relazione alle manovre di bilancio che rischiano di non essere approvate entro l’ultima data disponibile, quella del 31 dicembre e che quindi non entrano in vigore entro il 1 gennaio dell’anno successivo (in questo caso il 2023). L’esercizio provvisorio è previsto dall’articolo 81 della Costituzione e costituisce un’eccezione rispetto al naturale svolgimento della sessione di bilancio. Una gestione provvisoria, quindi, nel corso della quale il governo è autorizzato ad applicare la manovra – senza approvazione – con pesanti limitazioni: ogni mese le spese previste nei capitoli del progetto di bilancio sono ammesse soltanto in misura di tanti dodicesimi quanti sono i mesi dell’esercizio provvisorio (1/12 nel caso si tratti di un mese, 2/12 se è di due mesi, ecc.). Fanno eccezione le uscite obbligatorie ed urgenti, ammesse senza limitazioni.

La sua durata varia da situazione a situazione, ma è la stessa Costituzione a fissarne un limite massimo: “L’esercizio provvisorio del bilancio – recita il testo dell’articolo 81 – non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi“. Stessa cosa vale per gli enti locali, per cui l’esercizio provvisorio è disciplinato dall’articolo 163, comma 1 del Tuel, in cui si legge: “Se il bilancio di previsione non è approvato dal Consiglio entro il 31 dicembre dell’anno precedente (in questo caso 2022, ndr), la gestione finanziaria dell’ente si svolge nel rispetto dei principi applicati della contabilità finanziaria riguardanti l’esercizio provvisorio o la gestione provvisoria”. In questo caso, l’ente locale ha margini di operatività in materia di bilancio piuttosto limitati, cioè:

  • non può ricorrere all’indebitamento;
  • può impegnare esclusivamente le spese correnti, le spese correlate alle partite di giro e destinate a lavori pubblici urgenti;
  • deve rispettare il vincolo di impignorabilità mensile, che corrisponde a un dodicesimo degli stanziamenti del secondo esercizio di bilancio di previsione dell’anno precedente.

E perché è così temuto? Sia a livello statale che locale, l’esercizio provvisorio di bilancio porta con sé il rischio di uno stallo gestionale dell’economia del Paese perché, limitando lo Stato alle sole operazioni/spese di ordinaria amministrazione, gli impedisce di adottare investimenti, bonus, incentivi ed ogni altra misura volta alla crescita economica. Gli altri rischi sono poi legati a una perdita di credibilità nei confronti degli investitori stranieri e dell’opinione pubblica internazionale, cosa che lede il grado di fiducia di cui l’Italia gode all’estero, con effetti inevitabilmente negativi anche sul mercato.