Il Presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, prosegue la sua corsa alla segreteria del Pd. Intervenuto all’evento del Psi per i 126 anni dell”Avanti!’ ha insistito sulla linea laburista da dare al futuro partito. Le sue parole:

Il Pd non scomparirà, ma rischia l’irrilevanza. M5s e Terzo polo facciano l’opposizione a Meloni e non al Pd. Se il Pd non torna in salute, la destra rischia di governare vent’anni. Il Pd sarà una forza laburista, non socialista. Se vincerò il congresso – prosegue – chiederei un incontro a Meloni per dirle che daremo lo stesso rispetto che avremo da loro. Per ogni sua proposta daremo una proposta alternativa. Il primo compito della sinistra è redistribuire a chi non ha. E per redistribuire ricchezza, bisogna prima produrla.

Il Pd laburista di Bonaccini: firme per il salario minimo

L’impostazione laburista si evince da una delle proposte avanzate da Bonaccini nel suo intervento, questo pomeriggio, a Metropolis: quella sul salario minimo.

Non per fare discorsi da bar – ha detto – ma per trattare tutti alla stessa maniera. Io a volte ho sentito qualcuno o qualcuna del gruppo dirigente in questi anni e alla fine dell’intervista mi chiedevo: ma da quanto tempo non ferquenta una fabbrica, una scuola, un bar?”, si chiede Bonaccini: “Le priorità sono quelle che pongono sindaci, pensionati lavoratrici e lavoratori. O torniamo una forza popolare oppure non potremo mai essere una grande forza popolare e riformista. Se diventerò segretario andrò nei luoghi di lavoro per raccogliere le firme per il salario minimo.

Dopo aver ribadito – come fatto all’evento del Psi – che il Pd non rischia la scomparsa ma l’irrilevanza, e che quindi necessita di essere rigenerato, ha preso le distanza dal M5s:

Non possiamo essere la fotocopia dei Cinque Stelle. Nel Pd, a volte, sento affermazioni che sembrano dire che dobbiamo schiacciarci su quel ruolo. Mi preoccuperei poco dei sondaggi, se li avessi guardati non mi sarei candidato contro Salvini. Nel Paese possiamo essere una forza che raccoglie più consenso di quello che pensiamo, fatta di amministratori capaci, che non spaventa nessuno. Bisogna costruire un nuovo gruppo dirigente, non per mandare via qualcuno, ma perchè se hai perso deve esserci una classe dirigente ritenuta nuova. Tuttavia, io la parola ‘rottamazione’ non l’ho mai utilizzata nemmeno quando votai Renzi nel 2014. Non l’ho mai usata perchè non la condividevo nei termini, perchè è sbagliata. L’identità è il primo tema che dobbiamo risolvere. In questi anni incontravo quelli della Lega e si capiva subito chi era. Incontravi uno del Pd e non capivi.

Sul possibile cambio di nome non ha mostrato alcune pregiudiziale ma:

Se partiamo dal nome rischiamo di perdere la sostanza.