E’ prevista durante la giornata odierna a Roma la presentazione di un dossier firma Change The Game, la più grande organizzazione a tutela delle atlete e degli atleti vittime di abusi di ogni tipo: secondo le indiscrezioni, l’associazione ha raccolto quasi 200 denunce di presunti abusi nel mondo della ginnastica ritmica che vedono in parte coinvolta Federginnastica.

Le informazioni che sono giunte parlano di 15 regioni coinvolte e una fascia d’età piuttosto ampia che va da 8 a 22 anni. Vari e ugualmente macabri i comportamenti che le giovanissime hanno raccontato di aver subìto: dai maltrattamenti fisici, al body shaming, orari di allenamento massacranti, privazioni alimentari e vessazioni psicologiche. Insomma, un delicatissimo quadro aggravato anche da rapporti extra-palestra complicati e dal silenzio assenso dei genitori che anteponevano il risultato sportivo all’equilibrio psicofisico dei figli.

Scandalo abusi Federginnastica, prime denunce risalgono al 2015

Il tema degli abusi vessatori nel mondo sportivo della ginnastica in generale (artistica e ritmica in testa) è particolarmente sensibile ed è scoppiato a inizio novembre quando l’ex atleta Nina Corradini decise di esporre in pubblico i maltrattamenti subiti dalla Federginnastica. Dagli atti compiuti davanti alle compagne, come il rituale del peso, alle parole mai gentili che gli allenatori e le allenatrici rivolgevano alle ragazze solo per una semplice impressione sul loro corpo.

Pochi giorni più tardi viene disposto il commissariamento dell’Accademia internazionale di ginnastica di Desio, ritenuta il teatro principale in cui avvenivano questi episodi di violenza. In pratica la Federazione avrebbe insabbiato tutto ciò che accadeva all’interno della struttura brianzola, con i primi atti documentati che risalgono fino al 2015. Praticamente delle vere e proprie torture psicologiche a cui non era ammesso replicare o ribellarsi, pena l’espulsione della squadra e il timore di non essere più seguite da altri allenatori proprio a causa della potente influenza nel circuito esercitata da questi soggetti.

Vere e proprie spedizioni punitive che, tuttavia, molti hanno fermamente condannato respingendo l’idea di una narrazione estesa a tutto il territorio nazionale. I concetti di “disciplina” e “rigore”, che sono il mantra alla base della ginnastica (specialmente quella ad alto livello), sono stati dunque portati all’esasperazione. E c’è chi è rimasto incredulo quando ha saputo i nomi delle persone coinvolte, per la loro fama e professionalità nel settore, ma anche perché si fa di tutto per mettere a disposizione delle atlete il massimo sostegno psicologico possibile.

Per il momento nessuna condanna reale agli allenatori

Chi nel frattempo ha dovuto ingoiare la pillola amara è stato il padre di Giada Marchetti, il quale prende atto che la propria denuncia è stata letta e successivamente cestinata dal momento che la querelante non è mai stata ascoltata. Nel suo caso la figlia aveva raccontato di aver assistito nei centri Federginnastica ad abusi come percosse alle compagne con le clavette (dei bastoncini in materiale plastico o di legno), oltre al tentativo volontario dell’allenatrice di farle sbagliare l’esercizio per riprovarlo una, due, dieci volte. La coach rea dei comportamenti vessatori ha scontato una condanna a tre mesi di stop, già esauriti con tanto di ritorno alle attività federali. Il Coni per il momento non sembra aver intenzione di approfondire.

Con l’udienza di oggi Change the Game presenterà una fotografia in cui denuncerà la cultura “militare” che regna all’interno del mondo ginnico, accuserà il fatto che non è stato emesso alcun verdetto contro le imputate da parte di Federginnastica. Gli altri grandi nomi alla base della vicenda sono quelli di Anna Basta, Giulia Galtarossa, Alice Aiello. Anche Carlotta Ferlito, oggi veterana del gruppo, si è schierata a sostegno delle giovani colleghe.