L’UE adotta una proposta contro i matrimoni forzati e le adozioni illegali, reati da combattere al pari della tratta e lo sfruttamento di esseri umani. Ne è convinta la Commissione europea che ha adottato una proposta per affrontare i fenomeni che colpiscono ogni anno almeno 7mila vittime Ma il vero dato potrebbe essere molto più alto dal momento che molte persone oggetto di sfruttamento non vengono individuate. A differenza del traffico di migranti, dove questi pagano per attraversare irregolarmente un confine, nella tratta finalizzata allo sfruttamento le persone vengono trafficate con un altro obiettivo che permette ai criminali di lucrare nel tempo. È il caso, ad esempio, dello sfruttamento sessuale, il motivo prevalente (51 percento) per il quale le vittime vengono portate in Europa. L’87 percento di loro sono donne (73 percento delle quali adulte e 27 percento ragazze o bambine). Gli uomini vengono invece sfruttati principalmente per lavorare in cantieri, fabbriche, campi o altri luoghi senza il rispetto delle norme più elementari. Secondo i numeri presentati dalla Commissione, una vittima di sfruttamento su quattro è un bambino.

Proposta UE contro matrimoni forzati, adozioni illegali e sfruttamento di esseri umani: cosa prevedono le nuove norme

Le norme proposte da Bruxelles mirano ad offrire alle autorità strumenti più solidi per indagare e perseguire le nuove forme di sfruttamento, per esempio garantendo che l’uso consapevole dei servizi forniti dalle vittime della tratta costituisca un reato. La proposta prevede anche sanzioni obbligatorie nei confronti delle imprese e non più solo delle singole persone per i reati di tratta. Si mira inoltre a migliorare le procedure per l’identificazione precoce e il sostegno alle vittime negli Stati membri, in particolare attraverso la creazione di un meccanismo europeo di indirizzamento. Ma il provvedimento più deciso è sicuramente l’inserimento dei matrimoni forzati e delle adozioni illegali tra i tipi di sfruttamento che rientrano nella definizione della direttiva su questi reati. Gli Stati membri dovranno quindi qualificare tali condotte come tratta di esseri umani nel diritto penale nazionale. “Non possiamo tollerare che coloro che si avvalgono consapevolmente di servizi derivanti dallo sfruttamento rimangano impuniti, ed è per questo che proponiamo che gli Stati membri riconoscano questa pratica come reato”, ha detto Ylva Johansson, commissaria europea per gli Affari interni. Diane Schmitt, coordinatrice Ue per le attività contro i traffico di esseri umani, ha ribadito la necessità di istituire pene più severe per le imprese che traggono profitto dal lavoro forzato, come l’esclusione dai benefici pubblici o persino la chiusura delle strutture.

Rischi anche per le ong impegnate in mare

La stretta varata dalla Commissione europea rischia di produrre effetti controversi perché colpisce non tanto le persone fisiche quanto quelle giuridiche, incluse le Ong impegnate in mare nelle missione di ricerca e salvataggio. Il passaggio chiave della proposta che arriva dall’esecutivo comunitario è quello che suggerisce di introdurre sanzioni obbligatorie nei confronti delle aziende responsabili di reati di tratta. Questo si declina in diversi modi, tutti elencati: esclusione da pubblici benefici, aiuti o sovvenzioni, o ancora chiusura degli stabilimenti utilizzati per commettere il reato. Nei casi più gravi, le società possono essere interdette temporaneamente o definitivamente dall’attività commerciale, essere poste sotto controllo giudiziario o essere poste in liquidazione. La stretta è volta a contrastare chi importa in Europa nuovi schiavi destinati allo sfruttamento di vario genere: la Commissione, infatti, precisa che la tratta di esseri umani consiste in un atto intenzionale, come il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l’ospitalità o l’accoglienza di persone. E dal momento che le navi delle Ong impegnate nell’assistenza ai migranti operano trasporto e trasferimento di persone, la stretta rischia di colpire anche loro. La stessa Commissione chiarisce che quello del traffico di esseri umani è un fenomeno complesso: la differenza che separa la tratta di esseri umani dal traffico di migranti è infatti molto sottile. Nel caso dei migranti, questi pagano i servizi di un contrabbandiere per attraversare irregolarmente un confine internazionale. Per quanto riguarda tratta di esseri umani, le persone vengono trafficate a fini di sfruttamento e le attività non sono necessariamente transfrontaliere. La proposta di direttiva, dunque, chiede l’istituzione formale di meccanismi nazionali di rinvio a giudizio per chi favorisce la tratta degli esseri umani. Parlamento e Consiglio ora dovranno esprimersi. Il commissario per la Promozione del modello di vita europea, Margaritis Schinas, ha invitato i governi a sostenere la proposta in nome dell’ unione e della sicurezza.