Antonio Panzeri moglie, ancora polemiche e sotterfugui, ma con una sorpresa. Già perché, Maria Dolores Colleoni, arrestata come il marito Antonio Panzeri nell’inchiesta Qatargate, finirà presto in un carcere belga a meno che i suoi legali non presentino e vincano un ricorso in Cassazione.
A deciderlo i giudici della Corte d’Appello di Brescia accogliendo la richiesta del magistrato Michel Claise e della Procura Generale dopo oltre cinque ore di camera di consiglio. ‘Consegna‘, appunto, e non tecnicamente estradizione, una procedura più semplice e veloce perché avviene tra Paesi dell’Unione Europea. Colleoni, andrà in carcere all’inizio ma poi potà chiedere i domiciliari e verosimilmente dovrebbe averli.
Antonio Panzeri moglie. Accolta la richiesta
Seduta nella gabbia riservata agli imputati, la donna di 67 anni, ora ai domiciliari nella sua casa di Calusco d’Adda, in provincia di Bergamo, ha provato a convincere la Corte di essere estranea alle accuse.
La sua difesa: “Non conoscevo gli affari di mio marito, non ho mai fatto viaggi da 100 mila euro e nemmeno ricevuto regali dall’ambasciatore marocchino“.
Respinti anche gli argomenti dei legali che avevano sostenuto la violazione della Convenzione dei diritti dell’uomo perché Colleoni sarebbe finita dai domiciliari al carcere aggravando così il suo status senza avere violato le prescrizioni a cui è adesso sottoposta.
“Inoltre se dovesse esserci la necessità di interrogarla si potrebbe farlo con un interrogatorio da remoto” avevano insistito gli avvocati Angelo De Riso e Nicola Colli.
I legali della moglie
Se non ci sarà ricorso – la difesa ha cinque giorni di tempo per andare in Cassazion -, Colleoni prenderà nei prossimi giorni la via del Belgio. I magistrati hanno stabilito che un’eventuale condanna la sconterebbe comunque in Italia.
Niente da fare. I giudici hanno letto un lungo e articolato provvedimento per lo più in diritto ribattendo punto per punto alle obiezioni della difesa che affrontava comunque una prova difficile perché nei casi di mandato di arresto europeo è difficile che la richiesta sia rifiutata bastando un generico ‘fumus’ accusatorio.
Gli inquirenti belgi la ritengono, assieme alla figlia Silvia, sulla cui consegna i giudici bresciani si pronunceranno domani, “pienamente consapevoli delle attività del marito/padre e persino partecipi nel trasporto dei regali dati dall’ambasciatore marocchino in Polonia“.