Liliana Resinovich uccisa o suicidio? Sono queste due le ipotesi intorno alle quali ruota il giallo di Trieste a un anno dalla scomparsa della donna. Si attende la decisione della Procura del capoluogo friulano, che potrebbe anche decidere di archiviare il caso come suicidio, come ha affermato Roberta Bruzzone in collegamento con la trasmissione Ore 14. Proprio sulla possibilità che la Procura avanzi richiesta di archiviazione, la criminologa si è scontrata con il marito di Liliana, Sebastiano Visintin, in collegamento dal piazza antistante la sede della Regione Friuli, dove la donna lavorava. Secondo Roberta Bruzzone, il lavoro dei consulenti nominati da Sebastiano Visintin non avrebbe fatto dei passi avanti, soprattutto nel formulare delle ipotesi di come la donna possa essere morta.
Liliana Resinovich, uccisa o suicidio? Il marito non si è fatto un’idea di cosa sia successo
Alla domanda su cosa possa essere successo a Liliana Resinovich, il marito non ha saputo rispondere. “Non so, dopo un anno non abbiamo risposte, se qualcuno le ha fatto del male, se si è tolta la vita. È un’angoscia tremenda, ma cerco di andare avanti” è quanto affermato Sebastiano Visintin davanti alle telecamere. Una risposta che è sembrata piuttosto superficiale da parte di un marito che vorrebbe sapere tutta la verità su cosa sia successo a sua moglie. “Abbiamo un consulente che ha scritto alla Procura. È interessato a verificare i risultati dell’autopsia, vorremmo delle risposte”. Il caso di cronaca nera, proprio negli ultimi giorni, si è arricchito di ipotesi. Liliana Resinovich potrebbe essere stata picchiata prima della morte, lo testimonierebbero la tumefazione all’occhio destro, una lacerazione allo zigomo dello stesso lato e la perdita di sangue dal naso.
Liliana Resinovich, scontro tra il marito Sebastiano Visintin e Roberta Bruzzone
Roberta Bruzzone, di fronte alla possibilità che il caso di Liliana Resinovich possa essere archiviato come suicidio, ha sollecitato e consigliato a Sebastiano Visintin di fare pressioni sulla Procura. “In realtà le risposte medico-legali la Procura gliele ha fornite perché c’è la consulenza già depositata, peraltro definitiva – ha attaccato la criminologa – Dunque le informazioni della Procura quelle sono e quelle resteranno. Nella parte finale della relazione c’è anche la risposta ad alcune osservazioni che erano state mosse dai consulenti fino a quel momento individuati. Pertanto, la Procura non vi dirà nulla di diverso da quanto detto fino ad adesso. Immagino che il suo consulente abbia le informazioni della Procura – ha continuato – mi parrebbe strano che ce l’abbia tutta Italia e non il suo consulente. Se qualcosa non vi è chiaro dovete chiedere adesso di fare degli approfondimenti, non aspettare che la Procura avanzi richiesta di archiviazione, come mi pare di capire. È sua moglie la persona della quale bisogna capire le cause della morte, non la mia. È suo interesse sollecitare il suo avvocato a fare dei passi se non li ha ancora fatti”. La risposta del marito di Liliana Resinovich non si è fatta attendere: “Lei si permette di dire cose che io non so. Il nostro avvocato si sta certamente interessando ma non spetta certamente a lei fare queste considerazioni. Io sono venuto qui solo per fare un saluto e non voglio avere un confronto con lei. I miei consulenti – ha concluso Visintin – stanno lavorando per capire cosa sia successo. Se sono arrivati a delle ipotesi, ancora non me l’hanno comunicate”.
Non ci sono altre strade da seguire, se non la pista del suicidio, come affermano gli inquirenti. Liliana era una donna molto sensibile che si è trovata stretta fra due sentimenti contrapposti e con due uomini aventi caratteristiche diverse ma, per certi versi, a lei stimolanti ed interessanti. Non credo proprio a grandi passioni ma, più che altro, a molte delusioni e tanta tristezza che, purtroppo, è abbastanza visibile nelle numerose fotografie scattate dal marito Sebastiano e che ci riporta all’affermazione iniziale. Da notare che indossava scarpe nere, stranamente si era portata una borsa nera con sé e la colorazione dei sacchetti di plastica indossati erano anch’essi neri. Si sentiva, forse, inutile, anche lei, come un sacco di spazzatura o voleva comunicare ai due uomini che l’avevano ridotta loro, proprio in quello stato, di prostrazione, di incomunicabilità e di insensibilità oltre ad un probabile principio di depressione, ben celato?