Flat tax 85mila euro: di quanto aumentano i ricavi netti nel 2023? Il nuovo regime forfettario che uscirà dalla legge di Bilancio potrà considerarsi talmente vantaggioso in termini di ricavi netti per i professionisti e le partite Iva da condizionarne le scelte, soprattutto quella di adesione al regime forfettario. Le stime sui ricavi rientranti nella tassazione fissa del 15% sono state fatte da Il Sole 24 Ore che paragona i due regimi (ordinario e forfettario) in prossimità del tetto massimo di 85mila euro all’anno, limite da non sforare per non dover rinunciare al regime forfettario. A fronte di guadagni lordi di questa entità, per una partita Iva forfettaria il ricavo netto – escludendo mediamente i contributi deducibili, i costi forfettizzati e l’imposta sostitutiva – è pari a 41.753 euro. Lo stesso calcolo fatto su una partita Iva a regime ordinario, considerando i costi forfettizzati del 22%, produce un utile netto di 33.939 euro, pari a 7.635 euro in meno rispetto al regime forfettario.
Flat tax 85mila euro di quanto aumentano ricavi netti nel 2023: meglio forfettario o ordinario?
Con il limite di flat tax a 85mila euro di ricavi annui, dunque, le partite Iva e i professionisti avranno ancora più convenienza ad aderire al forfettario, per poi mantenere questo regime. Nel caso precedente, per una partita Iva a regime ordinario arrivare a un ricavo netto di oltre 41.500 euro significa dover guadagnare 108.930 euro lordi. Dal ragionamento ben si evidenzia la convenienza per una partita Iva a scegliere il regime forfettario: il maggiore tetto di ricavi annui, da 65mila a 85mila euro della legge di Bilancio 2023, consente ai lavoratori autonomi di fare ragionamenti sui propri guadagni annuali (per non perdere il beneficio fiscale del 15%) a un livello superiore di compensi. Al limite di 65mila euro di flat tax, in vigore fino al 31 dicembre 2022, una partita Iva a regime forfettario guadagna all’anno 36.682 euro netti; con lo stesso volume di ricavi e compensi annui, un autonomo a regime ordinario riesce ad avere un guadagno netto di 26.949 euro: la differenza, anche in questo caso, è di circa 5.000 euro.
Professionisti iscritti alle Casse previdenziale, conviene il regime forfettario?
Il confronto tra la nuova flat tax con limite dei ricavi a 85mila euro per l’applicazione dell’imposta fissa del 15% e una partita Iva a regime ordinario può essere fatto anche per le partite Iva iscritte alle Casse previdenziali, ovvero i liberi professionisti. Un commercialista iscritto alla Cassa previdenziale, a fronte di un volume di compensi e di ricavi pari a 85mila euro, col regime forfettario riesce a guadagnare 49.527 euro netti, mediamente 10mila euro in più rispetto a un commercialista che abbia scelto il regime ordinario. Quest’ultimo vedrebbe abbassarsi i ricavi netti a 39.147 euro. Per avere lo stesso livello di guadagno netto, il commercialista con partita Iva ordinaria dovrebbe avere ricavi e compensi pari a circa 122.500 euro all’anno. Con il limite attuale di 65mila euro della flax tax, un commercialista a regime forfettario riesce a guadagnare circa 38mila euro netti; se avesse avuto una partita Iva a regime ordinario i guadagni netti si sarebbero ridotti a circa 31.300 euro.
Partita Iva, come non perdere la flat tax nel 2023
Anche se il limite di compensi in regime di flat tax aumenterà di 20mila euro, per i lavoratori autonomi che si avvicinano al tetto massimo di ricavi di 85mila euro sarà importante mantenere il regime forfettario nei prossimi anni. Il problema si porrà, in particolare, nell’autunno del 2023 quando le partite Iva dovranno regolare i propri compensi per non superare il limite di 85mila euro e non perdere i vantaggi fiscali del forfettario. Probabilmente ci sarà bisogno di integrare la nuova normativa della flat tax con un regime-cuscinetto che consenta, entro certi limiti, di non perdere i vantaggi del forfettario allo sforamento degli 85mila euro. Si tratterebbe di una salvaguardia simile a quella proposta la scorsa primavera in sede di legge delega fiscale, provvedimento poi abbandonato prima dell’approvazione che era prevista per fine giugno 2022.