Danneggerebbe i concorrenti, distorcendo la concorrenza nel mercato pubblicitario online: per questo Meta è considerata a rischio violazione delle norme europee Antitrust. Lo ha reso noto la Commissione europea in un’opinione preliminare inviata alla società di Facebook e Instagram, che si rifà ad un’indagine avviata nel 2021. Sotto la lente d’ingrandimento della Commissione, in particolare, è finita la piattaforma di microannunci Facebook Marketplace: proprio tale piattaforma è legata a doppio filo al social network di Meta.
L’accusa è di “abuso di posizione dominante”: da Bruxelles temono che Meta imponga condizioni commerciali sleali ai concorrenti di Facebook Marketplace a proprio vantaggio. Se confermate, queste pratiche violerebbero l’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, il “TFUE”. La Commissione ha chiarito la propria posizione in una nota.
La Commissione ritiene in via preliminare che Meta abbia abusato della sua posizione dominante nei due modi seguenti. In primo luogo, Meta lega il suo servizio di annunci online Facebook Marketplace al suo social network personale dominante Facebook. Ciò significa che gli utenti di Facebook hanno automaticamente accesso a Facebook Marketplace, che lo vogliano o meno. La Commissione teme che i concorrenti di Facebook Marketplace possano essere preclusi, poiché il vincolo conferisce a Facebook Marketplace un sostanziale vantaggio di distribuzione che i concorrenti non possono eguagliare.
Ue, chiusa indagine su presunto accordo anticoncorrenziale tra Google e Meta
Contestualmente all’annuncio sulla presunta violazione delle norme antitrust, il braccio esecutivo Ue ha fatto sapere anche di aver chiuso l’indagine su un presunto accordo anticoncorrenziale tra Google e Meta per i servizi di Display Advertising Online (il cosiddetto accordo ‘Jedi Blue’). La Commissione aveva avviato un’indagine per valutare se le due società avessero concordato di indebolire ed escludere dal mercato per la visualizzazione di annunci sui siti web e sulle app una tecnologia concorrente all’open bidding di Google, in violazione delle norme antitrust europee.
A seguito di un’attenta valutazione di tutte le prove pertinenti, comprese le informazioni ricevute dalle stesse Google e Meta e altre società attive nel settore tecnologico, la Commissione ha concluso che tali prove fossero sufficienti a chiudere l’indagine.
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