Istat, rapporto natalità allarmante: in Italia si fanno sempre meno figli. Secondo quanto emerso dall’analisi, relativa al 2021, con un primo sguardo ai numeri del 2022, le nascite dal 2008 sarebbero diminuite del 30,6%: nel 2021 sono nati 400.249 bambini, circa 4.500 in meno rispetto al 2020 e, considerando i dati da gennaio a settembre 2022, la denatalità starebbe ulteriormente aumentando.
Istat rapporto natalità: nel nostro Paese nascono sempre meno bambini
Ancora un record negativo per l’Italia: il rapporto “Natalità e fecondità della popolazione residente” relativo al 2021 pubblicato dall’Istat ha messo in luce la crescente denatalità del Paese. Non solo nel 2021 si sarebbe infatti registrato un calo delle nascite dell’1,1% (circa 4.500 in meno), ma anche per i primi mesi del 2022 considerati dall’analisi, la tendenza sembrerebbe inarrestabile, con circa 6 mila nascite in meno rispetto allo stesso periodo (da gennaio a settembre) nel 2021. Secondo l’Istituto di statistica, le nascite dal 2008 sarebbero diminuite del 30,6% (176.410 unità). Il numero medio di figli per donna, per il complesso dei residenti, sarebbe invece lievemente in crescita rispetto allo scorso anno: dall’1,24 del 2020 all’1,25 del 2021.
Il calo, spiegano gli esperti, è attribuile per la quasi totalità alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani (314.371 nel 2021, quasi 166 mila in
meno rispetto al 2008). Si tratta di un fenomeno di rilievo, in parte dovuto agli effetti strutturali indotti dalle significative modificazioni della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra i 15 e i 49 anni. In questa fascia di popolazione, le donne italiane sarebbero sempre meno numerose: da un lato, le cosiddette baby-boomers (ovvero le donne nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta) sono quasi del tutto uscite dalla fase riproduttiva; dall’altro, le generazioni più giovani sono sempre meno consistenti. Queste ultime scontano, infatti, l’effetto del cosiddetto baby-bust, ovvero la fase di forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995 che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995.
Un effetto che, negli anni Duemila, è stato parzialmente contenuto dall’apporto dell’immigrazione, con l’ingresso di popolazione giovane – spesso derivante dai ricongiungimenti familiari favoriti dalle massicce regolarizzazioni – che è però, ora, a sua volta in calo, a causa dell’invecchiamento della popolazione straniera residente. Nel complesso, a diminuire sono soprattutto le nascite all’interno del matrimonio, pari a 240.428, quasi 20 mila in meno rispetto al 2020 e 223 mila in meno nel confronto con il 2008 (-48,2%), soprattutto a causa del forte calo delle stesse unioni, specie nel 2020, quando la pandemia ha indotto molte persone a rinviare o rinunciare alle nozze, al punto che il loro numero si è addirittura dimezzato (-47,4%).
Nel 2021, i primi figli ammontano a 186.485, il 46,6% del totale dei nati. Sembra quindi che la fase di calo della natalità avviatasi nel 2008 abbia portato a una progressiva contrazione dei primogeniti, che sono il 2,9% in meno sul 2020 (-5.657) e il 34,5% in meno sul 2008. Nello stesso arco temporale, i figli di ordine successivo al primo sono diminuiti del 26,8%. La forte contrazione dei primi figli rispetto al 2008 interessa tutte le aree del Paese – ad eccezione della Provincia autonoma di Bolzano che presenta un lieve aumento – ed è superiore a quella riferita a tutti gli ordini di nascita in quasi tutte le regioni italiane del Nord e del Centro. Tale fenomeno testimonia le difficoltà che hanno le coppie, soprattutto le più giovani, nel formare una nuova famiglia con figli; problematica diversa rispetto all’inizio del millennio, quando la criticità riguardava soprattutto il passaggio dal primo al secondo figlio.