Rivalutazione pensioni 2022 ultime notizie. Ore concitate per la Manovra 2023, che sta per assumere la sua forma definitiva. In commissione Bilancio il ministro Giorgetti ha presentato il testo con le modifiche apportate dopo le sollecitazioni arrivate da maggioranza ma anche dall’Ue.

Rivalutazione pensioni 2022 ultime notizie

Confermato l’innalzamento a 600 euro le pensioni minime per gli over 75, ma soltanto per il 2023 e saranno finanziate con il taglio di un mese di copertura del reddito di cittadinanza. La misura è stata chiesta a gran voce da Forza Italia.

“Abbiamo previsto la revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni per gli anni 2023 e 2024, è stata elevata la percentuale della fascia di pensioni da 4 a 5 volte la minima e ridotte conseguentemente quelle a salire per quanto riguarda i redditi”, ha spiegato Giorgetti.

Cambia dunque la norma che rivede per il 2023 e 2024 la rivalutazione automatica delle pensioni:

  • viene portata dall’80 all’85% la rivalutazione per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo (circa 2mila-2.500 euro).

Per le pensioni più alte gli scaglioni vengono rivisti con una riduzione della percentuale:

  • dal 55% al 53% per quelle tra 5 a 6 volte il minimo;
  • da 50% a 47% tra 6 e 8 volte il minimo
  • da 40% a 37% da 8 a 10 volte il minimo
  • da 35% a 32% negli assegni oltre 10 volte il minimo (oltre 5milaeuro).

L’aumento per le pensioni fino a 5 volte il minimo sale così da 153 a 162,8 euro (con il precedente schema del governo Draghi sarebbe stato di 172 euro).

Opzione donna

Opzione donna per ora viene prorogata così come formulata nella prima bozza della Manovra. Negli emendamenti del governo infatti non è contenuta alcuna modifica della misura. Dunque per il 2023 rimane la possibilità dell’anticipo pensionistico con un’età di 60 anni, che può essere ridotta di un anno per ogni figlio e nel limite massimo di 2 anni, ma limitatamente a tre categorie specifiche di lavoratrici: caregiver, invalide almeno al 74% licenziate o dipendenti da aziende con tavolo di crisi. Il Pd insiste però per tornare alla versione attualmente in vigore, senza vincoli legati ai figli e valida dunque per tutte le donne.