Nuovo importante accordo sul clima per l’UE. Dopo una maratona negoziale cominciata venerdì alle 11 e conclusa nelle prime ore del mattino dl 18 dicembre, le istituzioni europee hanno raggiunto un accordo sui connotati del nuovo mercato della CO2 per gli Stati membri, l’Emissions Trading System (Ets). Il sistema che dal 2005 dà un prezzo alle emissioni di CO2 traducendo in pratica il principio “chi inquina paga”. L’Ets, che nasce per essere il principale strumento dell’azione climatica Ue dei decenni a venire, sarà più grande mai istituito e non interesserà più solo industria ed energia. 

Nuovo accordo UE sul clima. Ets: cos’è, a cosa serve. I cambiamenti e prospettive future

Il Sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS UE) è il principale strumento dell’Unione Europea per contrastare i cambiamenti climatici e ridurre in maniera economicamente efficiente le emissioni di gas a effetto serra. Attivo in tutti i paesi dell’UE dal 2005, coinvolge le aziende produttrici di gas tossici, come la CO2, nello sforzo comune di ridurre gli effetti delle attività produttive sui cambiamenti climatici. L’obiettivo prefissato per il 2030 è ridurre del 43 percento rispetto ai livelli del 2005 le emissioni di gas nocivi da parte dei settori disciplinati dal sistema. L’accordo concluso ieri ha prodotto alcuni cambiamenti significativi: per la prima volta al mondo, infatti, un mercato della CO2 coprirà i trasporti via mare. Ma anche quelli via gomma e il riscaldamento e, in futuro, gli inceneritori. Un’altra novità senza precedenti è la creazione di un Fondo sociale per il clima con oltre 86 miliardi di euro, di cui l’Ue e gli Stati disporranno per tutelare i cittadini dagli aumenti del costo dell’energia. Risorse fresche per interventi strutturali, ma una parte potrà essere usata per erogare veri e propri aiuti diretti alle famiglie. Il terzo inedito è la ’carbon tax’ alle frontiere, che applicherà il prezzo della CO2 dell’Ue ai prodotti importati di alcuni settori, per consentire alle imprese europee di competere il più possibile ad armi pari con quelle di Paesi dove le politiche del clima sono meno stringenti, evitando delocalizzazione e perdita di posti di lavoro. L’accordo sul meccanismo che porta l’Ets fino agli uffici dogana dell’Unione era in parte già fatto. Ma solo la scorsa notte i negoziatori di Commissione europea, Consiglio Ue ed Europarlamento hanno fissato i dettagli fondamentali per formare un quadro coerente. Uno di questi era la velocità con cui la carbon tax sarebbe entrata a regime, portando alla corrispondente eliminazione dell’attuale sistema anti-delocalizzazione, quello dei permessi di emissione gratuita. Il passaggio tra un sistema e l’altro sarà molto graduale, dal 2026 al 2034. Entro il 2030, la grande industria e il settore energetico dovranno diminuire le proprie emissioni del 62 percento rispetto a quando il sistema ha iniziato a funzionare, dal 2005. Da quell’anno a oggi il taglio è stato di quasi il 43 percento, ma la velocità della riduzione dovrà aumentare. Le compagnie di navigazione pagheranno per tutte le loro emissioni di CO2, metano e protossido di azoto dal 2026. Dal 2027 un Ets separato riguarderà trasporti su strada e edifici, cioè le emissioni dei carburanti alla pompa e il combustibile da riscaldamento. Il sistema è studiato per incidere sui fornitori di carburante e non sulle famiglie, ma secondo le valutazioni di impatto della Commissione europea gli aumenti saranno inevitabili. Se dovessero rivelarsi insostenibili, l’entrata in vigore del sistema sarà rimandata di un anno.

Il Fondo sociale e la memoria di Mauro Petriccione

Nel 2026 partirà il fondo sociale, 65 miliardi di risorse Ue con cofinanziamento nazionale fino al 25 percento. In totale, 86,7 miliardi fino al 2032. Una delle firme della rivoluzione dell’Ets è italiana. Nella riga finale del comunicato stampa del Consiglio Ue, infatti, una nota riporta la dedica a Mauro Petriccione, direttore generale della Direzione Generale Azione per il clima della Commissione europea, venuto a mancare improvvisamente il 22 agosto scorso.