Inps perequazione pensioni 2023. L’iter della Legge di bilancio 2023 si avvia verso la conclusione. Chiuso l’emendamento che riguarda l’aumento delle pensioni minime a 600 euro per gli over 75.
Inps perequazione pensioni 2023
Dopo il via libera dei tecnici del Tesoro, è arrivata anche l’intesa politica in maggioranza sull‘aumento delle pensioni minime per gli over 75. Inizialmente nella manovra era stato previsto un innalzamento a 574 euro mensili: ora le pensioni minime degli over 75 passeranno a 600 euro a partire dal prossimo anno. Una misura su cui aveva particolarmente insistito Forza Italia. Sul fronte previdenziale restano confermate quota 103 e la proroga di Opzione donna nella forma attuale.
“Per noi è imprescindibile l’aumento della pensione delle minime a 600 euro, siamo fiduciosi che ci sarà” tra gli emendamenti contenuti nel pacchetto che il governo presenterà lunedì, ha affermato Roberto Pella di Forza Italia, aggiungendo: “Ci sono impegni politici e non vediamo per quale ragione debbano essere disattesi”, ha aggiunto.
Tabella rivalutazione pensioni
Il trattamento minimo 2023 salirà a circa 570 euro [524,34 euro al mese x (7,3% + 1,5%)]. Per le pensioni di importo superiore, la rivalutazione è invece riconosciuta nella misura del:
- 100% dell’inflazione per le pensioni di importo fino a 4 volte il TM;
- 80% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 4 e 5 volte il TM;
- 55% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 5 e 6 volte il TM;
- 50% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 6 e 8 volte il TM;
- 40% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 8 e 9 volte il TM;
- 35% dell’inflazione per i trattamenti pensionistici oltre 9 volte il TM.
Chi ci rimette
L’Osservatorio di Itinerari Previdenziali e dalla rappresentanza sindacale delle alte professioni (Cida) parla di decurtazioni degli assegni previdenziali per 1,8 milioni di lavoratori rispetto all’inflazione osservata nel 2022. Secondo lo studio, a perderci saranno soprattutto le pensioni medio-alte, dai 2.500 euro in su. Infatti, il meccanismo attuale di rivalutazione delle pensioni consente la rivalutazione al 100% rispetto al tasso di inflazione stimato dall’Istat per il 2022 delle pensioni il cui importo arriva fino a quattro volte quello della pensione sociale. Si tratta degli assegni fino a circa 2.100 euro lordi, corrispondenti a circa 1.600 euro netti mensili. Nella legge di Bilancio 2023 si sta discutendo di aumentare il tetto della rivalutazione piena fino a cinque volte la pensione sociale, ovvero fino a 2.650 euro lordi, corrispondenti ad assegni netti di circa 2.000 euro. Le pensioni oltre questa soglia, invece, andrebbero incontro a un taglio della rivalutazione (il 90% di aumento rispetto al tasso di inflazione per le pensioni tra quattro e cinque volte il trattamento minimo e il 75% per gli assegni cinque volte superiori alla pensione minima) che penalizzerebbe i percettori di pensioni medio-alte.