Pensioni opzione donna uscita a 58 anni, arriva la proposta del Pd. Gli ultimi ritocchi alla legge di Bilancio 2023 potrebbero cambiare notevolmente i requisiti anagrafici per le lavoratrici con due età differenti di uscita, 58 e 59 anni, non più legati al tipo di lavoro svolto (autonomo o alle dipendenze), ma alle particolari situazioni di disagio economico e sociale delle donne. In entrambi i casi gli anni di contributi da aver versato entro il 31 dicembre 2022 sarebbero pari a 35. Il governo guidato da Giorgia Meloni potrebbe tener conto della proposta proveniente da Enrico Letta che proprio nella giornata del 17 dicembre ha esortato l’esecutivo ad ascoltare le proposte del Partito democratico.
Pensioni opzione donna uscita a 58 anni: come cambiano i requisiti di uscita
Andare in pensione anticipata con opzione donna e uscire da lavoro a 58 anni potrebbe essere uno dei meccanismi del 2023 per non dover attendere i canali previdenziali della riforma Fornero. La proposta del Partito democratico non tiene più conto della “variabile figli” che aveva tentato il governo nelle settimane precedenti, concedendo un bonus fino a due anni di contributi per le lavoratrici madri. Unitamente a 35 anni di contributi, l’opzione donna proposta dal Pd prevederebbe il possesso dei requisiti dell’Ape sociale, ovvero essere disoccupate da lungo tempo, occuparsi di persone disabili conviventi oppure avere un’invalidità civile pari ad almeno il 74%. Nel caso in cui le lavoratrici non dovessero avere questi requisiti potrebbero puntare all’età di uscita per la pensione dei 59 anni, purché abbiano versato almeno 35 anni di contributi.
Pensioni anticipate con opzione donna 2023, le ultime novità
La proposta della nuova opzione donna come formula di pensione anticipata del 2023 è stata rilanciata nella giornata di ieri da Enrico Letta. Il segretario del Pd, nel corso della manifestazione tenutati contro la Manovra del governo, ha esortato Giorgia Meloni a “cambiare la legge di Bilancio che taglia la sanità e ignora opzione donna e salario minimo, errori che potrebbe evitare ascoltando le proposte del Pd”. Accogliere il ritocco dei Dem nella Manovra, offrendo uno sconto di età alle donne in ragione della propria situazione personale, potrebbe attirare le attenzioni del governo per una riformulazione della misura. Rimarrebbero da superare le perplessità del ministero dell’Economia e delle Finanze e, soprattutto, trovare le dovute coperture.
Legge di Bilancio 2023, nuove risorse per opzione donna?
Su queste ultime, la partita del governo per trovare nuove risorse potrebbe registrare un allineamento sostanziale dei rendimenti pensionistici degli ex lavoratori appartenenti alle vecchie gestioni previdenziali Inpdap (dipendenti della Pubblica amministrazione) e Cpug (ex ufficiali giudiziari) rispetto a quelli dei lavoratori del settore privato. Eventuali risparmi che dovessero emergere da questa misura andrebbero a confluire in un Fondo che il governo dovrebbe destinare alla riforma delle pensioni del 2024, ma è fuori dubbio che, date le necessità, Giorgia Meloni potrebbe anticipare l’utilizzo delle risorse a eventuali ritocchi delle misure della legge di Bilancio 2023.
possibile che debbano rimetterci sempre i soliti? coloro che hanno versato i contributi hanno il diritto o di riscuotere tutto il capitale o di andare in pensione. il Rdc con quali soldi è stato coperto? chi puo’ o vuol dirci questo? siamo sicuri che gli italiani stiano sempre zitti e buoni?
Si deve ricalcolare tutte le pensioni che vengono date senza che corrisponda realmente ai contributi versati. I diritti acquisiti non possono essere quelli economici; cosi una parte di popolazione gode di una pensione con 20 anni di servizio e usciti dal lavoro a 38-45 anni e altri non andranno mai in pensione pur avendo versato per 35 anni. Di cosa si sta parlando? vergognatevi. La mia preghiera è che la Natura decida prontamente di intervenire dato che i mostri generati dal sonno della Ragione ci stanno uccidendo.