Gli studenti dell’istituto professionale Alberghiero Guglielmo Marconi di Vittoria, in provincia di Ragusa, hanno scritto una lettera per avere risposte sul caso di Daouda Diane, il 37enne ivoriano scomparso dal 2 Luglio scorso dopo aver denunciato episodi di maltrattamenti e scarse condizioni di sicurezza all’interno del cementificio in cui lavorava ad Acate.

I ragazzi su proposta del docente Alessandro Di Benedetto hanno scritto una lettera chiedendo la verità e di fare luce sul caso, invitando chiunque abbia informazioni sulla vicenda a comunicarle alle autorità in modo da capire con certezza cosa sia accaduto.

Gli studenti hanno spiegato che il caso era stato affrontato in classe a corollario di alcune riflessioni sulla migrazione e sulle esperienze traumatiche che i migranti affrontano nel nostro paese quando devono affrontare la piaga del caporalato. I ragazzi si chiedono infatti come non si possa restare insensibili e scioccati dalla violenza subita nei centri di detenzione libica e dai successivi soprusi sul nostro territorio idealizzato come una terra promessa.

L’obiettivo del docente è infatti sensibilizzare i ragazzi sulla questione e soprattutto a riconoscere i diritti umani di ogni individuo.

Il lungo messaggio è stato pubblicato e divulgato anche sui social da Libera, associazione a contrasto della criminalità organizzata e a tutela delle vittime di mafia. Il giorno 2 di ogni mese l’associazione ricorda la vicenda sensibilizzando l’opinione pubblica.

Non è l’unica associazione sociale che cerca di non far dimenticare l’accaduto. Infatti allo stesso modo anche Cgil, Anpi, Caritas Ragusa, Emergency Pozzallo, Legambiente, Mediterranea Saving, Mediterranea Saving Humans, Casa delle Culture di Scicli cercano di mantenere viva l’attenzione nel tentativo di scoprire la verità.

Daouda Diane poco prima della sua sparizione aveva intenzione di tornare in Costa d’Avorio per rivedere la moglie e il figlio di 8 anni. Aveva già comprato il biglietto aereo, con partenza programmata il 21 Luglio. L’uomo tuttavia su quell’aereo non è salito e da quel giorno non si erano avute più sue tracce.

Dalle ore 14:30 del 21 Luglio il suo telefono ha smesso di funzionare e l’uomo non ha dato alcun altro messaggio a familiari o amici. Nessuna notizia nemmeno ai colleghi dell’associazione Medintegra per la quale lavorava come mediatore culturale.

Il 22 Luglio sono stati proprio i responsabili di questo centro sociale ad allertate le autorità denunciando la scomparsa dell’ivoriano.

Il caso era stato catalogato come sparizione e si indagava contro “ignoti”. Successivamente la Procura aveva cambiato il capo d’imputazione nel fascicolo in “omicidio e occultamento di cadavere”.

Ivoriano scomparso ad Acate: indagini in corso

Daouda Diane, l’ivoriano scomparso ad Acate lo scorso Luglio, oltre ad essere impiegato presso il cementificio Sgv Calcestruzzi di Acate era anche un mediatore culturale presso un centro d’accoglienza straordinaria. Pochi giorni prima della sua scomparsa aveva registrato un video nel quale denunciava episodi di caporalato e di scarsa sicurezza nell’azienda per cui lavorava.

Gli inquirenti avevano infatti subito collegato il fatto alla sua sparizione e avevano immediatamente iniziato un’indagine per omicidio colposo e soppressione di cadavere. L’ipotesi percorsa infatti è che l’uomo possa essere stato messo a tacere dopo quelle parole di denuncia. E non è escluso che l’eventuale sua morte e successivo occultamento del cadavere siano accaduti proprio all’interno del luogo di lavoro.

È proprio da questo luogo che Daouda aveva registrato il video mandato per primo al fratello ed al suo coinquilino e lì era stato visto per l’ultima volta.

“Vedete questo posto dove lavoro? Qui c’è la morte. Poi torniamo al nostro paese raccontando solo bugie, fingendo di essere felici. Molti di noi raccontano alle proprie famiglie di avere impieghi più nobili, perché ci vergogniamo di queste condizioni. C’è un posto dentro questa fabbrica che è molto pericoloso”.

Nella clip il 37enne ivoriano mostra come unica protezione ai lavoratori una mascherina chirurgica e un paio di vecchie cuffie sulle orecchie. Non gli sono forniti né guanti né tuta specifica per la sua mansione: ripulire una betoniera con il martello pneumatico. 

Le indagini mirano ad accertare se effettivamente Daouda abbia perso la vita durante il lavoro e verificare le cause del decesso nonché i motivi dell’omessa denuncia.

Il 7 Dicembre i Carabinieri hanno effettuato una perquisizione in tutti i locali di lavoro dell’azienda ma già in precedenza avevano interrogato i titolari del cementificio circa la sparizione. I datori di lavoro avevano però affermato di aver visto Daouda per l’ultima volta proprio il 2 Luglio uscire autonomamente dall’azienda alla fine del suo turno di lavoro. Gli agenti avevano anche setacciato l’appartamento in cui l’ivoriano viveva. Qui erano stati rinvenuti oggetti personali, soldi e il biglietto aereo e avevano difatti escluso un allontanamento volontario.