Sconcerti Haaland. Mario Sconcerti nelle ultime settimane aveva fatto molto discutere per una frase infelice pronunciata nei confronti del calciatore norvegese del Manchester City Erling Haaland.
Sconcerti Haaland
La frase di Sconcerti ha fatto il giro del web e in poco tempo è diventata virale, scatenando tantissime reazioni del mondo social.
Questa è l’espressione infelice usata da Mario Sconcerti durante una trasmissione radiofonica mentre si commentava del momento glorioso del bomber norvegese con il Manchester City.
“Haaland ha questa faccia un po’ da sindrome down. Non ha una faccia normalissima…Non puoi immaginare che abbia quell’accelerazione bruciante e quell’agilità”
Le scuse del giornalista
Mario Sconcerti si è successivamente scusato per le frasi pronunciate e lo ha fatto in questo modo:
“Mi sono svegliato con il telefono pieno di messaggi contro. Quando ho capito perché, ho capito anche che avevo sbagliato. Ho sbagliato involontariamente, perché stavo celebrando Haaland, ma l’espressione era infelice. Se tanta gente si è sentita offesa, è evidente che l’errore c’è. Non era mia intenzione, mi spiace. È la conferma che anche quando hai tanti anni di parole alle spalle, non si finisce mai di trovare quelle giuste per dire quello che davvero si vuole“.
Biografia
Nato a Firenze il 24 ottobre 1948 e deceduto il 17 dicembre 2022, Sconcerti aveva 74 anni. Il padre Adriano è stato un noto procuratore di pugilato. Mario ha iniziato la carriera di giornalista come redattore del Corriere dello Sport dapprima a Firenze, poi a Milano e infine a Roma nella sede centrale del giornale (1972). Nei primi anni si è dedicato soprattutto al ciclismo, poi nel 1978 si è trasferito a La Repubblica, dove ha creato le pagine sportive del quotidiano. Nel 1987 è stato nominato vicedirettore vicario della Gazzetta dello sport, ma successivamente è tornato a La Repubblica, avviandone le pagine fiorentine, per poi divenire nel 1990 capo della redazione milanese e infine passare nel 1992 a dirigere il Secolo XIX di Genova.
Torna a Roma per guidare per sei anni (1995-2000) il Corriere dello Sport. Durante la sua gestione il quotidiano sportivo della famiglia Amodei aumenta considerevolmente la propria tiratura. Alla fine del 2000, durante gli ultimi anni della turbolenta gestione di Vittorio Cecchi Gori, ricopre il ruolo di direttore generale della Cecchi Gori Group (l’accomandita che controllava la Fiorentina) entrando in conflitto con Giancarlo Antognoni che ne era dirigente.
Dopo l’esperienza negativa da dirigente inizia quella televesiva nelle vesti di opinionista.
Le prime apparizioni sono a Stream, poi passa prima a Sky (sarà opinionista nel programma domenicale di Sky Calcio Show), e infine in Rai a 90esimo minuto e alla Domenica Sportiva. Continua a scrivere ed attualmente è la prima firma della redazione sportiva del Corriere della Sera, oltre a partecipare come opinionista a diversi programmi tra radio, emittenti locali e Mediaset (nel programma Pressing).