A Belluno una valanga si è staccata tra Forcella Pogoffa e Forcella della Neve, sopra Auronzo. Il distacco ha coinvolto tre scialpinisti che fortunatamente sono rimasti illesi, a 2.400 metri di quota.
I tre sono rimasti semisepolti, ma sono riusciti a tirarsi fuori dalla neve da soli, aiutati da altri sciatori presenti in quel momento. Facevano infatti parte di un gruppo di trenta persone, e non hanno riportato conseguenze.
Valanga Auronzo, ecco cosa è successo a Misurina
Sul posto della valanga di Auronzo è arrivato l’elicottero del SUEM 118 di Pieve di Cadore, gli addetti sono sbarcasti poi con il verricello. Presenti anche il tecnico di elisoccorso e l’unità cinofila, dotati di rilevatore ARVA, che si sono assicurati delle condizioni delle persone e del fatto che nessuno mancasse all’appello. In seguito, i soccorritori hanno eseguito una breve bonifica di sicurezza per poi rientrare. A Misurina è intervenuto anche il Soccorso alpino di Auronzo e della Guardia di Finanza.
La valanga, che aveva un fronte di una cinquantina di metri, è scesa per l’intera lunghezza del canalone.
Si è trattato dunque di una tragedia sforata a Belluno. Alcuni hanno parlato di un miracolo.
Solo quattro giorni fa era uscita la notizia della neve caduta abbondantemente in Agordino: 76 centrimetri a Frassenè e delle Dolomiti venete nella morsa del gelo. Proprio a Misurina di Auronzo il record aveva battuto i -31.8°. Temperature ben al di sotto dello zero che stanno creando dei forti disagi in tutto il bellunese. Il paese più freddo è Falcade con -14°.
Valanga Val Di Fassa, sette giorni fa aveva perso la vita un uomo
Lo scorso sabato 10 dicembre 2022 c’era stata un’altra valanga, in Val di Fassa. Il tragico distacco ha fatto perdere la vita a un 44enne, Alessandro De Marchi. Un altro ragazzo, che è stato travolto ma si è salvato, ha voluto raccontare a Il Dolomiti, i drammatici momenti vissuti: “Quando mi sono accorto di quello che stava succedendo è entrato in gioco lo spirito di sopravvivenza e ho fatto ciò che potevo per cercare di non finire sepolto nella neve, ma non c’è dubbio che abbia contribuito una dose importante di fortuna. La neve mi ha trasportato per 250 metri, poi abbiamo iniziato le ricerche“. A parlare è il 24enne Arturo Tomiello, nativo di Schio e residente da circa un anno a Trento. È rimasto coinvolto nella brutta valanga che ha ucciso il 44enne Alessandro De Marchi, rimasto sepolto per circa un’ora e mezza nella neve e morto sfortunatamente, in ospedale a due giorni di distanza dalla slavina. Tominiello, travolto anche lui nella zona del rifugio Passo San Nicolò, e poi trasportato a valle per circa 250 metri dalla massa di neve ha deciso di parlare per far nascere un approccio più consapevole alle persone che frequentano gli ambienti di alta quota: “È un modo per far sì che la scomparsa di Alessandro non sia stata vana“. Nella mattinata di sabato, Arturo era insieme a De Marchi e ai suoi cinque amici, tutti provenienti da Schio e tra i 20 e i 24 anni. L’escursione era iniziata arrivando fino all’area del versante verso Baita alle Cascate: “Dovevamo affrontare l’ultimo tratto di salita. Davanti a me, a circa una decina di metri, c’era un amico, dietro di lui Alessandro, subito dopo io e poi il resto della compagnia a circa 20 metri. Quando ho raggiunto Alessandro mi sono guardato attorno e ho visto della neve cadere. Inizialmente non sembrava tanta, ma quando la valanga si è avvicinata mi sono reso subito conto che il volume di neve che ci stava investendo era molto maggiore di quello che mi aspettavo“. Come raccontato dal giovane, Tomiello e De Marchi si erano conosciuti solo un paio di giorni prima della tragedia, durante una giornata sugli sci sulla Marmolada: “Dopo quel primo incontro, si era aggiunto al nostro gruppo di amici per un’uscita in Val di Fassa“.