Pensioni, ecco chi ci perde con la nuova rivalutazione 2023. Lo schema di rivalutazione contenuto nella legge di Bilancio 2023 sugli aumenti degli importi delle pensioni – e sul quale il governo guidato da Giorgia Meloni starebbe valutando di includere negli incrementi pieni le pensioni fino a cinque volte il trattamento minimo, pari a 2.650 euro lordi – penalizzerebbe i mensili medio-alti, con perdite che andrebbero a superare la quota di 13mila euro in dieci anni fino ad arrivare a tagli di 115mila euro per gli assegni più alti. Le proiezioni arrivano dalle stime dell’Osservatorio di Itinerari Previdenziali e dalla rappresentanza sindacale delle alte professioni (Cida) che parlano di decurtazioni degli assegni previdenziali per 1,8 milioni di lavoratori rispetto all’inflazione osservata nel 2022.
Pensioni, ecco chi ci perde con la nuova rivalutazione 2023: assegni oltre i 2.500 euro penalizzati
Secondo lo studio, a perderci saranno soprattutto le pensioni medio-alte, dai 2.500 euro in su. Infatti, il meccanismo attuale di rivalutazione delle pensioni consente la rivalutazione al 100% rispetto al tasso di inflazione stimato dall’Istat per il 2022 delle pensioni il cui importo arriva fino a quattro volte quello della pensione sociale. Si tratta degli assegni fino a circa 2.100 euro lordi, corrispondenti a circa 1.600 euro netti mensili. Nella legge di Bilancio 2023 si sta discutendo di aumentare il tetto della rivalutazione piena fino a cinque volte la pensione sociale, ovvero fino a 2.650 euro lordi, corrispondenti ad assegni netti di circa 2.000 euro. Le pensioni oltre questa soglia, invece, andrebbero incontro a un taglio della rivalutazione (il 90% di aumento rispetto al tasso di inflazione per le pensioni tra quattro e cinque volte il trattamento minimo e il 75% per gli assegni cinque volte superiori alla pensione minima) che penalizzerebbe i percettori di pensioni medio-alte.
Taglio pensioni con la rivalutazione, perdite fino a 11.500 euro all’anno
I tagli sulla rivalutazione delle pensioni sarebbero progressivi all’aumentare degli assegni mensili. Secondo i dati dell’Osservatorio, infatti, chi percepisce una pensione lorda di oltre 2.500 euro perderebbe in dieci anni 13mila euro, pari a circa 1.300 euro all’anno; per le pensioni superiori, fino a 10mila euro al mese al lordo e 6mila al netto, la perdita arriverebbe a 115mila euro nell’arco dei dieci anni, pari a 11.500 euro all’anno.
Cesare Damiano: ‘Taglio indicizzazione delle pensioni va rivisto’
Il sistema di rivalutazione delle pensioni non è esente da critiche e andrebbe rivisto per evitare tagli ai percettori di mensili di medio importo. Oltre alle osservazioni del Cida su una Manovra 2023 che andrebbe ad abbattersi solo sulle pensioni del ceto medio-alto, anche Cesare Damiano si è espresso negli ultimi giorni sul sistema di indicizzazione delle pensioni. “La rivalutazione al 100% solo degli assegni che arrivano a quattro volte il minimo, circa 2.100 euro mensili lordi e 1.600 netti – ha spiegato l’ex ministro del Lavoro – è un severo colpo al ceto medio del lavoro, operai e impiegati che hanno lavorato duramente per 35-40 anni e che vedono ulteriormente compromesso il loro potere d’acquisto”.