Stefano Bonaccini va avanti. Il governatore dell’Emilia Romagna punta alla segreteria del Pd in una contesa apertissima con Elly Schlein e Paola De Micheli. Fonti dem lo danno come il favorito complice la grande rete di governatori ed amministratori locali che, pare, sia pronto ad appoggiarlo in questo percorso. I tre si ritroveranno, occhi negli occhi, il prossimo 22 dicembre: dalle 10.30 alle 12.30, nella sala Sassoli della Direzione nazionale Pd, avranno un primo incontro in vista del congresso.

Oggi, Bonaccini, ha tenuto un evento dal titolo “Una sinistra popolare, per l’unità del nuovo Pd”. Nel trattegiare la sua idea di partito, ha spiegato:

Io non ho tabù, nè sul nome nè sul simbolo, ma se partissimo da lì rischieremo di parlare per settimane della forma mentre abbiamo bisogno di parlare di sostanza. E la sostanza per me è dire che dobbiamo essere un partito laburista che si occupi non del lavoro, ma dei lavori: di chi fa il part-time involontario, le donne, e partire da chi pur avendo un lavoro a tempo pieno e indeterminato non riesce ad arrivare a fine mese, non solo alla quarta, ma nemmeno alla terza settimana. Non possiamo essere il partito che difende solo un certo tipo di lavoro, ma che sappia rappresentare lavorattrici e lavoratori a cui la sinistra ha guatrdato troppo poco. Abbiamo lasciato una autostrada di consenso a Giorgia Meloni di milioni partite Iva, lavoratori autonomi, professionisti, che non sono – come troppo spesso si dice – tutti evasori.

Bonaccini racconta il suo Pd

Una delle paure più grandi che serpeggia tra le correnti dem è evitare che il partito all’indomani del congresso, indipendentemente da chi sia nominato, si spacchi. Da questo punto di vista Bonaccini si sente tranquillo:

Datemi atto che il pluralismo posso garantirlo come altri visto che, a differenza di chi quando non era d’accordo se ne è andato dal Pd, io questo partito l’ho fondato e ci sono sempre stato come altri. Io penso che non riusciremo a cambiare i tempi del congresso. Tanti che guardano a noi non ne possono più di una classe dirigente che si combatte dalla mattina alla sera invece di mettersi al servizio di una causa comune per cercare di fare il bene della nostra comunità e del nostro Paese. Ma il giorno dopo aver eletto il segretario o la segretaria dobbiamo rimettere mano ai tempi dello statuto, perchè non possiamo metterci sei mesi a eleggere un nuovo segertario o una nuova segretaria.

Sui temi del suo Pd, Bonaccini, è stato lapalissiano:

Se siamo convinti e consapevoli che il salario minimo sia una forma di dignità per troppe ragazze e ragazzi, donne e uomini che lavorano per uno stipendio da fame, noi abbiamo il dovere di farla diventare una questione essenziale di mobilitazione del Paese nelle prossime settimane, ma dentro una grande campagna per difendere l’equo compenso, i diritti e la sicurezza del lavoro. Una battaglia da fare nella società e nelle istituzioni, tornando dove si è andati via. Dobbiamo stare di più dove la gente vive, lavora, fa impresa, studia, si diverte.

In chiosa:

Se divento segretario mi presento da Giorgia Meloni, non per discutere su come fare la manovra, ma per dirle che da noi avrà sempre rispetto e che troverà non una opposizione di principio, ma una opposizione che metterà sempre di fianco una alternativa.