Omicidio Fidene hanno perso la vita quattro donne. Lo scorso 11 dicembre Claudio Campiti è arrivato in via Colle Giberto dove si stava svolgendo la riunione condominiale del consorzio Valle Verde ha aperto il fuoco uccidendo quattro donne. Stando a quanto dichiarato dal PM nel decreto di fermo Campiti avrebbe fatto irruzione nel dehor del bar con la precisa finalità di ammazzare i componenti del consiglio di amministrazione del Consorzio Valle Verde. Oltre alla premeditazione la procura contesta al 57enne anche l’aggravante dei futili motivi. Nella giornata di ieri l’uomo durante l’interrogatorio del Gip è tornato ad invenire contro il condominio. Il gip di Roma, al termine dell’ interrogatorio, ha convalidato il fermo per Claudio Campiti. L’uomo ha scelto di rimanere in silenzio su alcuni punti chiave della strage. In base a quanto emerso Campiti era un tiratore esperto e domenica mattina prima della strage si sarebbe recato al poligono di tiro di Tor Di Quinto sottraendo la Glock con cui ha sparato. Un gesto premeditato non solo per la procura ma anche per il criminologo Carmelo Lavorino. Noi di TAG24 lo abbiamo intervistato per approfondire alcuni aspetti della personalità di Claudio Campiti.
Dottor Lavorino, che cosa scatta nella testa di una persona che compie un gesto come questo? Da dove nasce questa furia?
La furia in questo caso nasce dalla pancia, dall’istinto di vendetta e dalla voglia di rivalsa. Claudio Campiti si trovava in uno stato psicofisico inadeguato. L’uomo non ha avuto capacità di controllo e pensando di aver subito dei torti ha indirizzato la sua azione omicida verso quelli che riteneva responsabili dei suoi problemi. Si è verificata una perdita dei freni inibitori.
Sulla personalità di quest’uomo cosa si sente di dire?
Claudio Campiti è un uomo che non riusciva a risolvere i suoi problemi e invece di dare la colpa a sé stesso per cercare di migliorarli ha individuato i suoi persecutori ponendo fine alla loro vita. Ha un disturbo di personalità. Lui sa distinguere il bene dal male e se non fosse stato così non si sarebbe organizzato in maniera così accurata per porre in essere il piano distruttivo.
Fa riflettere in particolare il fatto che il medico che gli ha rilasciato il certificato per iscriversi al poligono di tiro non si sia accorto del suo disagio. E’ stato sottovalutato il suo stato psicofisico? Poteva essere evitata questa strage?
A mio avviso la strage non poteva essere evitata perché capita spesso e volentieri che persone che hanno il porto d’armi il giorno decidano di prendere la pistola e uccidere delle persone. Si tratta di lupi travestiti da agnelli all’interno di un gregge. Sanno manipolare le persone e recitare. Claudio Campiti non ha avuto uno scatto di collera, un raptus. Lui covava questo odio da tempo. Si è dimostrato un soggetto altamente organizzato prima, durante e dopo il crimine.
A Claudio Campiti era morto anche un figlio in un incidente sulla neve. L’avvocato dell’ex moglie ha però puntualizzato che l’uomo è stato sempre assente tanto da non seguire nemmeno le udienze del processo. Anche in famiglia era anaffettivo? Cosa possiamo ricavare da questa informazione?
Il fatto che fosse anaffettivo in famiglia non significa che non tenesse al figlio. Era un rapporto affettivo di tipo superficiale. L’avvocato dell’ex moglie ha probabilmente fatto queste dichiarazioni anche per tutelare la donna e la memoria del figlio.
In un processo Campiti potrebbe essere giudicato infermo di mente?
L’avvocato difensore tenterà questa strada. Claudio Campiti sarà sottoposto a perizie e ad altri accertamenti disposti dal giudice. Sarà impossibile dimostrare che è stato incapace di intendere e di volere. A mio avviso non sarà dichiarata l’infermità mentale.