Nuove ipotesi dell’Antimafia sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini. Decisivo, per la morte dell’intellettuale ucciso a Roma il 2 novembre del 1975, potrebbe essere stato il furto delle pellicole originali di alcune scene del film “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, in quel momento ancora in produzione. Sarebbe stato proprio per recuperare queste pellicole che il regista si sarebbe recato all’Idroscalo di Ostia, dove poi è stato ucciso.
L’ipotesi proferita dagli inquirenti emerge dalla relazione finale della Commissione parlamentare Antimafia della scorsa legislatura, resa nota oggi, venerdì 16 dicembre. Tale ipotesi, aggiunge la Commissione, presuppone il coinvolgimento nell’ambito del delitto di “gruppi malavitosi di rilievo“, tra i quali spicca la Banda della Magliana.
Nella relazione depositata dall’Antimafia sull’omicidio Pasolini viene anche precisato che “appaiono ormai del tutto improbabili soluzioni di carattere giudiziario, ma resta utile, in prospettiva storica, che le ricerche sul movente e sulle modalità dell’aggressione che causarono la morte di Pasolini, entrambe mai chiarite, siano eventualmente riprese alla luce dei pur embrionali rilievi emersi dalla attività della Commissione di inchiesta”.
Omicidio Pasolini, ciò che sappiamo
Negli anni, quello dell’omicidio di Pasolini è diventato un vero e proprio giallo nazionale. Era stata una donna a ritrovare il suo corpo intorno alle 6.30 del mattino, sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia. Lo scrittore era pressoché irriconoscibile: il suo assalitore lo aveva dapprima brutalmente picchiato, e poi travolto più volte con la sua stessa automobile. In fin di vita dopo le percosse, a provocare la sua fine sarebbero stati gli urti e le ferite a seguito dell’impatto con la vettura.
Fu il suo amico Ninetto Davoli a riconoscerlo. Per l’omicidio fu accusato Pino Pelosi, all’epoca diciassettenne, anche se dietro la vicenda diversi dettagli sono rimasti oscuri. Lo stesso Pelosi, morto nel 2017 per un tumore ai polmoni, modificò più volte la propria versione dei fatti. Trascorsi 54 anni, il delitto è tutt’oggi ancora in parte avvolto dal mistero.
Gli inquirenti hanno considerato anche la matrice politica e il coinvolgimento della criminalità organizzata nell’omicidio. Fu Sergio Citti, collega e amico di Pasolini, il primo ad ipotizzare che lo scrittore avesse avuto un incontro con dei malavitosi per la restituzione delle copie del film “Salò” che gli erano state sottratte. Un’ipotesi ormai ritenuta verosimile anche dall’Antimafia.