Dopo l’annuncio di Gianluca Vialli di voler sospendere momentaneamente il suo ruolo di capo delegazione della Nazionale, Antonio Cabrini ha scritto una lettera al suo ex compagno in azzurro, attraverso le pagine de La Provincia di Cremona.

Gianluca Vialli e la brutta malattia, c’è il sostegno di Antonio Cabrini

Lo scorso giorno, Vialli aveva fatto un annuncio: “Al termine di una lunga e difficoltosa ‘trattativa’ con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri. L’obiettivo è quello di utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia, in modo da essere in grado al più presto di affrontare nuove avventure e condividerle con tutti voi. Un abbraccio“. La nota, volta a rappresentare un saluto temporaneo di Gianluca Vialli alla Nazionale, era stata pubblicata dalla Federazione. Nel suo triennio in azzurro ha ricevuto gioie incredibili, ma anche delusioni atroci. Gli ultimi mesi della Nazionale italiana non sono stati così facili da digerire, per nessuno. Dal trionfo di Wembley contro l’Inghilterra nell’Europeo del 2021, alla clamorosa mancata qualificazione al Mondiale in Qatar. Dall’immenso abbraccio al Commissario tecnico dell’Italia, Roberto Mancini, alla sconfitta dello scorso marzo contro la Macedonia del Nord.

Gianluca Vialli, ecco la lettera scritta per lui da Antonio Cabrini

Ecco il testo integrale della lettera che Cabrini ha affidato al Direttore del La Provincia di Cremona, Marco Bencivenga, che ha scelto di anticiparne il testo all’ANSA.

Caro Gianluca,

quando ho letto sul giornale che hai rinunciato al tuo ruolo di capo delegazione della Nazionale mi si è stretto il cuore. Conoscendo il tuo straordinario attaccamento alla Maglia Azzurra, ho capito che un simile passo da parte tua può avere un solo significato: la partita che stai giocando ti sta impegnando molto! L’avversario, quello che tu chiami “il compagno di viaggio indesiderato”, sta giocando sporco, come un difensore che affonda il tackle, non per conquistare la palla, ma per far male all’avversario. E allora io, da tuo compagno-amico, ti scrivo per farti coraggio.

Quante ne abbiamo giocate insieme in Maglia Azzurra. Abbiamo vissuto il Mondiale del 1986: eravamo i campioni in carica, dopo la grande impresa dell”82, ma non riuscimmo a ripeterci, arrendendoci alla Francia negli ottavi di finale. Quell’avventura non fu particolarmente fortunata per la Nazionale, ma ci permise di ritrovarci fianco a fianco, dopo gli anni dell’infanzia cremonese: i nostri genitori erano amici e fra noi ragazzi tu eri il più piccolo, il nostro cucciolo. E se sei diventato il campione che tutto il mondo ha ammirato lo devi anche a quelle radici, alla tua meravigliosa famiglia, ai valori che ti hanno trasmesso i tuoi genitori, tua sorella Mila e i tuoi fratelli. Ti scrivo per ricordarti che non sei solo: con te, al tuo fianco, ci sono tantissimi amici, e tantissimi tuoi sostenitori. Stai giocando la tua partita in uno stadio immenso che fa il tifo solo per te. E sai benissimo, caro Luca, quale forza riescono a trasmetterti i compagni di squadra, i cori del pubblico e l’amore dei tifosi. Nella tua battaglia contro la malattia hai già dimostrato grande forza e stai dimostrando un grandissimo coraggio. Io, da amico e compagno, mi permetto di dirti: non mollare. Perché lo sport ci ha insegnato che non si molla mai e, ancor di più, perché la regola vale soprattutto per noi cremonesi. Che siamo pochi, ma buoni: pensa a Mina, a Ugo Tognazzi, ad Aristide Guarneri, a Chiara Ferragni… Se facciamo qualcosa noi cremonesi lo facciamo ad altissimo livello, diventiamo un’eccellenza. E visto che due settimane fa alle storiche tre T di Cremona – Turòn, Toràs e… Tetàss – ne è stata aggiunta una quarta, la T del Tugnàss, io dico che dovremmo aggiungerne una quinta, la T di Testòòn. Perché noi cremonesi siamo dei testoni, abbiamo la testa dura e non molliamo mai“.