A quasi tre anni di distanza dal primo caso accertato, la Cina sprofonda mai come ora nell’incubo covid dopo la decisione del Governo di fare marcia indietro sulla “tolleranza zero” attuata dallo scoppio della pandemia a oggi. A tal proposito l’Oms segue con grande scetticismo questo cambio di rotta, affermando che l’ondata sia partita prima del drastico dietrofront.
Moltissimi ospedali in tutto il Paese devono fare i conti con una situazione al collasso: da un lato un ondata di centinaia di positivi al giorno che affollano i reparti, dall’altro una carenza di personale risultato positivo che rischia di mettere in ginocchio l’intero sistema sanitario. Tant’è vero che Xi Jinping ha firmato un’ordinanza in cui costringe medici e infermieri a lavorare anche se contagiati.
Covid Cina, le ripercussioni
Impazza il covid in Cina, con Pechino epicentro di un’ondata senza precedenti che sta spazzando via quasi tre anni di contenimento. Come era accaduto anche in Italia nel 2020, gli interventi non legati all’infezione sono stati rinviati a data da destinarsi, e vige la raccomandazione di non recarsi in ospedale se non strettamente necessario.
Ma anche chi volesse curare i sintomi a casa deve fare i conti con un’altra situazione che gli italiani hanno purtroppo conosciuto: la carenza di farmaci. Il panico e la psicosi anche dei non positivi è tangibile, chi può cerca di correre ai ripari in maniera anche un po’ egoistica facendo scorta di medicinali. Tuttavia, il vero gap che la Cina non è riuscita a colmare riguarda il tasso di vaccinazione, fermo al 60% ormai da mesi e con sieri che si sono dimostrati poco efficaci.
E che il presente sia tutt’altro che roseo lo dimostrano i dati economici di novembre: +2,2% su base annuale (era attesa +3,6%), -5,9% nelle vendite al dettaglio (atteso -3,7%) e crescita della disoccupazione (+0,2%, ora al 5,7%).