Bagno no gender a scuola: il sindaco leghista approva. Bagno no gender per gli studenti all’Istituto “Mazzotti” di Treviso, tutti si aspettavano un polverone di polemiche anche per la presenza del sindaco, il leghista Conte, che invece ha stupito per il carattere inclusivo delle sue dichiarazioni. Il primo cittadino ha commentato positivamente l’iniziativa soprattutto perché nata dalla volontà degli stessi studenti.
Bagno no gender a scuola: l’apertura di Conte
Non antepone barriere ideologiche, anzi, accoglie l’iniziativa come una qualsiasi istanza che arrivi dai cittadini. Il sindaco di Treviso Mario Conte, ha commentato la decisione di concedere all’istituto turistico Mazzotti il suo primo bagno “no gender”, ovvero senza nessuna connotazione di genere, né maschile, né femminile, semplicemente neutro. Conte è ben consapevole che avallando la richiesta degli studenti del “Mazzotti” non si è allineato al pensiero del suo partito in materia. D’altro canto le scuole, anche quelle trevigiane, su questo tema non si stanno facendo trovare impreparate.
Cambiamento di genere: corsi per studenti e insegnanti
Al liceo artistico di Treviso il cambiamento di genere è oggetto di corsi per studenti e insegnanti già da un paio d’anni e lo scorso giugno si è reso necessario compiere un atto concreto: modificare il nome di una studentessa, passata al genere maschile, sul diploma di maturità. Dovesse arrivare la richiesta di servizi igienici “no gender”, verrebbe accolta, aggiunge la dirigente Sandra Messina, che sottolinea come già nella quotidianità scolastica ci sia una particolare sensibilità verso quegli studenti che stiano compiendo un percorso in questo senso.
Gli altri licei “no gender”
L’ultimo a entrare nella lista delle scuole virtuose in termini di parità e inclusione è quello del liceo artistico “Brera” di Milano: scompare la tradizionale distinzione all’ingresso tra maschi e femmine per lasciare il posto ad una neutralità di genere che rispetti in tal modo l’identità di tutti gli studenti e le studentesse. È la prima volta nel capoluogo lombardo ma va ad aggiungersi a quelli che in precedenza erano apparsi a Pisa, Torino, San Lazzaro di Savena e Piacenza.