Influenza del cammello, ultime notizie sul misterioso virus comparso durante i Mondiali di calcio in Qatar.

La comunità scientifica italiana è al lavoro per capire quale messaggio dare alla popolazione in una fase storica dove i contagi da influenza sono schizzati alle stelle e potrebbero riguardare 10 milioni di persone (ossia una persona su sei).

Matteo Bassetti, direttore delle Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, ha spiegato in un intervento alla stampa che “l’influenza del cammello è un virus già noto da circa un decennio e finora è sempre rimasto isolato nei confini del Medio Oriente“.

Influenza del cammello, per Bassetti non può essere priorità del dibattito

L’intervento di Matteo Bassetti sull’influenza del cammello prosegue poi con una stima sul livello di contagiosità, definita “molto bassa“, e con un’indicazione sui pericoli che potrebbero correre gli italiani (“E’ una sindrome datata che è stata accentuata dalla concentrazione di una massa di persone in un area ristretta – il Qatar, ndr”).

Piuttosto, per il luminare della virologia è meglio concentrare gli sforzi sull’analisi del mix tra influenza (di derivazione australiana) e covid-19 (nella sua variante Omicron Cerberus, non ancora predominante). Per Bassetti, il capitolo influenza del Qatar si può considerare chiuso una volta creato un efficace sistema di tracciamento di coloro che rientrano dal Medio Oriente.

In merito a questa particolare infezione si è espresso anche Massimo Ciccozzi, esponsabile dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma. L’esperto sottolinea che, a fronte dei 2.600 contagi registrati nell’ultimo anno, “solo il 10% sono da trasmissione animale-uomo“, di conseguenza si capisce che il contagio è possibile quasi esclusivamente in loco. L’unica eccezione, spiega Ciccozzi, è “quando si bevono alimenti legati al cammello come il latte crudo“.

Interessanti anche le considerazioni fornite dall’immunologo Mauro Minelli, secondo cui “non si deve andare oltre una minima soglia di allarme“. Nessuno spazio dunque a qualsiasi forma di psicosi, nonostante l’elevato tasso di mortalità, anche perché “la Mers non è mai stata classificata come pandemia“.