Claudio Campiti resta in carcere, è questa la decisione presa dal gip di Roma che dopo l’interrogatorio ha convalidato il fermo per l’uomo che avrebbe ucciso quattro donne a Fidene dove è avvenuta una sparatoria durante una riunione di condominio lo scorso 11 dicembre.

Claudio Campiti carcere, le parole del gip di Roma

“L’indagato in sede di interrogatorio non ha dato segno di resipiscenza alcuna ed il livore ed il risentimento che sono emersi, fanno ritenere che se rimesso in libertà non desisterebbe da ulteriori condotte violente e sanguinarie – scrive il gip di Roma, Emanuela AtturaDeve ritenersi che il gravissimo episodio dell’11 dicembre ha rappresentato il deliberato di una lunga pianificazione che aveva come presupposto un radicamento costante e persistente, per un apprezzabile lasso di tempo, del proposito omicida nella psiche del Campiti”. Si legge nell’ordinanza del gip di Roma con cui ha confermato il carcere per Claudio Campiti. Inoltre, l’indagato non si sarebbe pentito di aver messo in atto la sparatoria e tale atteggiamento farebbe credere che qualora venisse messo in libertà, non rinuncerebbe ad ulteriori eventi violenti e sanguinari.

Il racconto dell’indagato

Nonostante l’avvocato gli avesse consigliato di tacere, durante l’interrogatorio di convalida, Claudio Campiti non potuto fare a meno di infierire contro il condominio, anche se sarebbe rimasto in silenzio su alcuni punti della vicenda. Ha, però, riferito di essere colpevole e che il suo comportamento sarebbe legato ad un rancore e risentimento che per anni ha vissuto nei confronti del Consorzio Valleverde. Questo sarebbe il movente del gesto drammatico. Sono questi i dettagli emersi dall’ ordinanza di custodia cautelare.

Le vittime della sparatoria

Nel corso della sparatoria avvenuta a Fidene sono morte quattro donne, tutte legate al Consorzio Valleverde. Le vittime sono Elisabetta Silenzi, 55 anni, segretaria contabile del Consorzio, la consigliera Sabina Sperandio, di 71 anni, Fabiana De Angelis, 57 anni, e Nicoletta Golisano, 50 anni, revisore dei conti, amica del presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Proprio la premier di Fratelli D’Italia, dopo aver appreso la notizia della sparatoria e la morte della Golisano non ha perso occasione di condividere sul web un post con scritto: “Nicoletta era una mamma protettiva, un’amica sincera e discreta, una donna forte e fragile allo stesso tempo. Ma era soprattutto una professionista con un senso del dovere fuori dal comune. È stato quel senso del dovere a portarla lì, di domenica mattina, dove un uomo la aspettava per ucciderla a colpi d’arma da fuoco, insieme ad altre due donne, durante una riunione di condominio a Roma. Nicoletta era mia amica. Lascia il marito Giovanni e uno splendido bambino di dieci anni, Lorenzo. Con la sua, altre famiglie, alle quali esprimo tutta la mia vicinanza, sono state distrutte. L’uomo che ha ucciso queste tre donne innocenti, e ha ferito altre tre persone, è stato fermato e spero la giustizia faccia quanto prima il suo corso. Il poligono dal quale aveva sottratto la pistola (il porto d’armi gli era stato rifiutato) è sotto sequestro. Eppure la parola “giustizia” non potrà mai essere accostata a questa vicenda. Perché non è giusto morire così. Nicoletta era felice, e bellissima, nel vestito rosso che aveva comprato per la festa del suo cinquantesimo compleanno, qualche settimana fa. Per me sarà sempre bella e felice così”.

Inoltre, l’ospedale Sant’Andrea ha reso noto che gli organi della signora Fabiana De Angelis sono stati donati. Il prelievo multiorgano è terminato nella tarda mattinata del 14 dicembre. “Un gesto di solidarietà che restituisce speranza a tanti pazienti e per il quale la comunità del Sant’Andrea esprime sincera gratitudine alla famiglia, cui si rinnova il sentimento di profonda vicinanza”, si legge in una nota pubblicata dall’Ansa.