Il 14 agosto del 2018, tra i mezzi precipitati con il crollo del Ponte Morandi, c’era anche un camion frigo imbottito di droga: 900 chili di hashish destinati alla malavita del Napoletano, ma trasportati da un corriere e gestiti della ‘ndrangheta calabrese. Quell’Eurocargo sarebbe rimasto oltre un mese nel deposito di Genova Bolzaneto, tenuto sotto sequestro come tanti altri mezzi coinvolti nel disastro. Nessun investigatore, tantomeno la magistratura, erano a conoscenza in quei giorni di questa vicenda, nè potevano immaginare che all’interno vi fosse il grosso quantitativo di hashish, ovviamente. Adesso, con l’arresto di 76 persone (48 delle quali finite in carcere) nell’ambito dell’inchiesta dei carabinieri del Ros di Reggio Calabria, la vicenda viene  a galla attraverso una intercettazione ambientale del marzo del 2020.

Ponte Morandi, la droga nel furgone inghiottito dalle macerie. Le intercettazioni e gli arresti.

Le intercettazioni riportano un dialogo al telefono tra Francesco Benito Palaia, 49enne, in carcere dal 13 dicembre, ritenuto affiliato al clan di ‘ndrangheta Bellocco di Rosarno, e il suo uomo di fiducia, Rosario Caminiti. Gli sta spiegando che nel crollo del ponte Morandi a Genova è coinvolto anche un camion che vale milioni di euro perché pieno di hashish. Quei 900 chili di stupefacenti devono essere recuperati. Nel frattempo il mezzo era stato confiscato e spostato da Latina a Frosinone, così i due discutono su come organizzare un trasporto con un “carrellone” direttamente Calabria per riprendere la droga. Il gip Vincenza Bellini nell’ordinanza fa notare come nel discutere dei futuri traffici di stupefacente Palaia faceva riferimento a un cargo frigo imbottito di hashish e rimasto coinvolto nel triste evento del crollo del ponte Morandi. Una partita destinata a dei malavitosi campani. Secondo quanto viene raccontato da Palaia in un’intercettazione, i clan di Secondigliano e Scampia gli avevano proposto di recuperare il carico, pensando che i destinatari della partita l’avessero data per persa. In cambio della spartizione al 50 percento della sostanza stupefacente. L’uomo dei Bellocco era la persona giusta per questa operazione, data la sua esperienza nel settore del recupero dei rottami. Avrebbe potuto individuare e trasportare la carcassa del mezzo in Calabria. Secondo il magistrato i leader della droga campani, di Secondigliano e Scampia, avevano ingaggiato Palaia per tentare di recuperare il cargo dove era stivata la partita di droga, nonostante in quel periodo lui fosse agli arresti domiciliari. Anche una storia di illegalità, quindi, si nasconde dietro alla tragedia del crollo del Ponte Morandi che provocò 43 morti e 566 sfollati.