Sobrietà, umiltà e vicinanza spirituale al popolo ucraino vessato dalla guerra: questo il monito di Papa Francesco ai fedeli in vista del Natale. A conclusione della sua udienza generale in Aula Paolo VI, il pontefice ha rivolto un appello per le imminenti festività: “Natale, sì, ma con gli ucraini nel cuore”.

Rinnoviamo la nostra vicinanza al martoriato popolo ucraino, perseverando nella preghiera fervorosa per questi nostri fratelli e sorelle che tanto soffrono. Fratelli e sorelle, io vi dico: si soffre tanto in Ucraina, tanto, tanto…

Durante la catechesi dedicata alla vigilanza, il Papa invita appunto i cristiani a “vigilare, per custodire il nostro cuore e capire cosa succede dentro”, ad “un atteggiamento essenziale affinché tutto il lavoro fatto per discernere il meglio e prendere la buona decisione non vada perduto: l’atteggiamento della vigilanza”.

Il buon discepolo è vigilante, non si addormenta, non si lascia prendere da eccessiva sicurezza quando le cose vanno bene, ma rimane attento e pronto a fare il proprio dovere. Se manca la vigilanza, è molto forte il rischio che tutto vada perduto.

Un invito dettato dal fatto che il peccato è sempre dietro l’angolo, soprattutto quando meno ci aspettiamo la sua presenza.

Lo spirito cattivo aspetta proprio il momento in cui noi siamo troppo sicuri di noi stessi – e questo è il pericolo: sono sicuro di me stesso, ho vinto, sto bene, quello è il momento che lui aspetta – quando tutto va bene, quando le cose vanno a gonfie vele e abbiamo, come si dice, il vento in poppa. Dobbiamo custodire sempre la nostra casa, il nostro cuore, e non essere distratti, perché qui è il problema. Quando confidiamo troppo in noi stessi e non nella grazia di Dio, allora il Maligno trova la porta aperta. Allora organizza la spedizione e prende possesso di quella casa.

Papa Francesco in vista del Natale: “Attenti al diavolo educato”

L’appello di Bergoglio è rivolto ai fedeli in difesa dai “demoni educati“, che “entrano senza che tu te ne accorga”.

Bussano alla porta e poi alla fine comandano loro. State attenti a questo diavolo educato, che fa finta di essere un grande signore. La tentazione viene travestita di angelo: il demonio sa travestirsi, entra con parole cortesi, ti convince e alla fine la cosa è peggiore che all’inizio.

Per rafforzare la propria tesi, il Papa sceglie la parabola del Vangelo in cui il padrone di casa non si accorge dell’invasione degli spiriti maligni.

Non era stato così bravo a fare il discernimento e a cacciarli via? Non aveva avuto anche i complimenti dei suoi amici e dei vicini per quella casa così bella ed elegante, così ordinata e pulita? Già, ma forse proprio per questo si era innamorato troppo della casa, cioè di sé stesso, e aveva smesso di aspettare il Signore, di attendere la venuta dello Sposo; forse per paura di rovinare quell’ordine non accoglieva più nessuno, non invitava i poveri, i senza tetto, quelli che disturbano… Una cosa è certa: qui c’è di mezzo il cattivo orgoglio, la presunzione di essere giusti, di essere bravi, di essere a posto.

Ed è proprio in questo contesto che la vigilanza ricopre un ruolo chiave, indicata come “segno di saggezza, segno soprattutto di umiltà, e l’umiltà è la via maestra della vita cristiana”.

Tante volte siamo vinti nelle battaglie per questa mancanza di vigilanza. Il Signore ha dato tante grazie, e alla fine non siamo capaci di perseverare in queste grazie e perdiamo tutto, perché perdiamo la vigilanza. Non basta fare un buon discernimento e compiere una buona scelta. Bisogna rimanere vigilanti, custodire questa grazia che Dio ci ha dato, ma vigilare. Se io dicessi: cosa sta succedendo nel tuo cuore? Forse non sapremmo dire tutto. Vigilare nel cuore.