Cresce il numero degli italiani che si trovano in condizioni di povertà assoluta. Nonostante le stime dell’ISTAT parlino di una crescita del PIL italiano a quota +3,9%, il nostro Paese si appresta a chiudere il 2022 in una condizione di maggiore debolezza economica rispetto a dodici mesi fa. Milioni di famiglie e migliaia di imprese stanno risentendo dell’emergenza energetica che ha fatto schizzare il costo delle bollette causando serie difficoltà nel pagamento delle fatture: a questo occorre aggiungere gli effetti dell’inflazione galoppante, che ha portato ad un aumento generalizzato dei prezzi al dettaglio. Sono due degli aspetti assai problematici sopraggiunti in questi mesi che si sommano ad altri fattori di grande criticità. Il primo riguarda l’aumento del costo delle materie prime conseguente allo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina. Il secondo, ormai annosa questione, è quello della disoccupazione giovanile, che in Italia continua a preoccupare in particolare per le fasce di lavoratori che si trovano sotto i 35 anni di età. Data la situazione, risulta inevitabile un rafforzamento della polarizzazione sociale. In sostanza, nel futuro a breve termine, le fasce di cittadini più agiate e benestanti vedranno un generale rafforzamento della propria condizione economica, mentre i ceti più in difficoltà faticheranno ad uscire da una condizione di povertà, sia essa parziale o assoluta.
Italiani in povertà assoluta: nel 2023 nuovi indigenti e famiglie in difficoltà. Dati e previsioni
Ssecondo i dati resi noti da Istat ed Eurostat, la forbice sociale si sta allargando anno dopo anno. Le persone che si considerano benestanti (o comunque appartenenti alla upper class) sono passate dal 4 percento al 7 percento. Uno scostamento simile lo si ha avuto per quanto riguarda il ceto medio, con il 30 percento degli intervistati che dichiara di appartenervi rispetto al 22 di tre anni fa. Il rimanente 63 percento del campione rappresenta coloro che affermano di avere (in misura variabile) delle difficoltà economiche. Di queste, poco meno del 30 percento dice di non ritenersi a rischio, ma considera comunque instabile la propria condizione. Parliamo di quei cittadini che non faticano ad arrivare a fine mese, ma che devono comunque fare attenzione affinché le uscite non superino le entrate. Scendendo, troviamo un 19 percento di individui che dichiara di arrancare nei trenta giorni che passano da uno stipendio all’altro: per queste persone, una spesa imprevista può rappresentare un serio problema. Infine (e qui arriva il tasto dolente) cresce fino all’11 percento la quota di italiani che si definisce estremamente povera, un dato in crescita rispetto al 6 percento del periodo pre-pandemia (in totale, il numero di appartenenti a questa classe sociale oscilla tra i 4 e i 6 milioni di persone).
Bambini, lavoratori e famiglie numerose i soggetti più deboli
Soprattutto per i bambini e per i lavoratori e la situazione rischia di complicarsi nel 2023. Secondo le tabelle su povertà e disuguaglianza pubblicate da Eurostat, nel 2021 le persone a rischio di povertà erano 11,84 milioni, una percentuale del 20,1 percento della popolazione (in crescita dal 20 percento del 2020). Se si guarda anche all’esclusione sociale, ovvero non solo alle famiglie con un reddito inferiore al 60 percento di quello medio, ma anche a quelle che hanno difficoltà ad avere beni e servizi essenziali (come ad esempio una casa adeguatamente riscaldata e un pasto proteico ogni due giorni), allora le persone in difficoltà superano i 14,83 milioni (pari al 25,2 percento della popolazione). La situazione peggiora soprattutto per i bambini: i minori in età prescolare (under 6) a rischio di povertà sono il 26,7 percento del totale, in aumento dal 23,8 percento del 2020 con un dato che è il peggiore dal 1995. Un altro elemento in evidenza, infine, riguarda il peggioramento delle condizioni delle famiglie con maggior numero di componenti. Nel 2021 l’incidenza di povertà assoluta è risultata essere più elevata tra le famiglie più numerose (con disagio più marcato per quelle con figli minori a carico).