Le poche spiagge italiane rimaste libere sono costantemente prese d’assalto da tossicodipendenti e rifiuti, e per questo andrebbero privatizzate: questa l’opinione della ministra del Turismo Daniela Santanché, intervenuta durante l’assemblea annuale di Confesercenti in risposta ad una domanda sulle concessioni balneari. Proprio in materia di concessioni balneari, Santanché svela la sua personale soluzione per riqualificare quelle spiagge abbandonate a sé stesse.

Credo che prima di otto mesi, un anno non saremo in grado di fare le gare, io credo sia meglio assegnare prima le spiagge che non sono assegnate. L’intenzione politica è che dobbiamo fare le cose bene, non aprire la strada alle multinazionali, non svendere questo patrimonio, studiare, fare una mappatura… ci vorrà del tempo. E poi fare delle gare che consentano a chi fa questo lavoro di continuare a farlo.

Ed è proprio in questo contesto che la ministra del Turismo ha lanciato la sua personale provocazione.

Sarebbe bene prima assegnare quelle spiagge meravigliose che ora non sono assolutamente servite: ci sono tossicodipendenti, rifiuti. Nessuno pensa a tenerle in ordine: forse si potrebbe cominciare da lì. Dovrebbero poi essere ovviamente fruibili da tutti.

Spiagge libere, Santanché dice no alle multinazionali per salvare “spaghetti e parmigiana di melanzane”

La soluzione non è quella di affidarsi ad investitori esteri: secondo la ministra sarebbe un clamoroso autogol per il Made in Italy. Gli stranieri potrebbero finire per standardizzare l’offerta: largo dunque ai privati che vogliano investire nel settore.

Consegnarle a delle multinazionali ci toglierebbe le nostre peculiarità, come un certo tipo di cibo, un certo tipo di accoglienza. Mi fa sentire male l’idea: pensate se non potessimo più mangiare i nostri spaghetti alle vongole o la nostra parmigiana di melanzane, cose che fanno parte della nostra identità.

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