Il rapimento di Emanuela Orlandi sta tornando sotto l’attenzione generale. Complice, forse, anche la serie Netflix The Vatican Girl che ha riportato quelle vicende nella mente di tutti. Vicende che contrassegnarono fortemente l’opinione pubblica vaticana, romana, ed italiana. E, sulle quali, emergono nuovi sconvolgenti dettagli.
Rapimento Emanuela Orlandi, gli antefatti
Era il 22 giugno 1983 ed Emanuela, una 15enne cittadina vaticana della famiglia Orlandi, era uscita di casa per recarsi ad una consueta lezione di musica intorno alle 16. La lezione sarebbe dovuta terminare alle 19 circa e, come ogni volta, la ragazza sarebbe dovuta ritornare a casa. Ma è mai più tornata. Di lì a poco sarebbe divampato un caso di importanza internazionale che, ancora oggi, rimane irrisolto. La sua famiglia non ha mai smesso di lottare ed è ancora oggi alla ricerca della verità. Servizi segreti, la Russia, la criminalità organizzata romana, lo IOR, la pedofilia, i segreteri del Vaticano. La verità dovrebbe risiedere, all’intersezione di questi aspetti. C’è qualcosa di grosso, ormai è pacifico, ma cosa non si sa. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ancora si appella alla Santa Chiesa per carpire barlumi di verità. Ma la morte di Giovanni Paolo II, l’uscita di scena Benedetto XVI, e le parole non dette di Papa Francesco non hanno fatto altro – e non fanno – che alimentare il mistero.
Ali Agca e le nuove indescrizioni
La notizia del rapimento di Emanuela Orlandi è tornata in auge in queste ore grazie al ritorno in pista di un personaggio che, nella vicenda, ha già giocato un ruolo importante agli albori. Trattasi di Ali Agca: l’autore dell’attentato a papa Giovanni Paolo II nel 1981 che, dalle mura carcerarie, era stato il primo ad inserire il rapimento di Emanuela all’interno di un disegno internazionale ben più grande. La sua pista però, cioè che il rapimento fosse stato pensato ed eseguito dalla Russia stessa, è stata subito scartata. Ali Agca torna protagonista e, ad una lettera inviata a Pietro Orlandi, scrive dettagli scottanti. Così li riporta l’ANSA:
Era un fatto tutto vaticano ed é stata presa in consegna da alcune suore fin dall’inizio, lei ha compreso l’importanza del suo ruolo e lo ha accettato serenamente. So di lei soprattutto grazie a un padre spagnolo che mi ha visitato in Italia e anche qui a Istanbul.
Agca, infatti, parla dalla Turchia dove oggi vive. Non è la prima volta che intrattiene relazioni con la famiglia Orlandi. Era già avvenuto agli inizi degli anni 10. Così continua:
Papa Wojtyla credeva profondamente nel Terzo Segreto di Fatima e credeva anche nella missione che Dio gli assegnava, ovvero la conversione della Russia. (Dopo l’attentato) Wojtyla in persona voleva che io accusassi i Servizi segreti bulgari e quindi il Kgb sovietico. Il premio per la mia collaborazione, che loro mi offrirono e che io pretendevo, era la liberazione in due anni. Io potevo essere liberato tuttavia solo a condizione che il presidente Sandro Pertini mi concedesse la grazia ed esattamente per questa ragione Emanuela e Mirella vennero rapite. Ma Pertini non era manovrabile.
Insieme ad Emanuela Orlandi, in quegli anni, ci fu un altro rapimento molto attenzionato mediaticamente: quello di Mirella Gregori. Ali Agca parla anche di questa seconda storia e spiega:
I rapimenti di Emanuela e di Gregori furono decisi dal Governo vaticano ed eseguiti da uomini del Servizio segreto vaticano vicinissimi al Papa. La trattativa pubblica era ovviamente una sceneggiata ben orchestrata da pochi alti prelati operanti all’interno dei servizi vaticani.
La reazione di Pietro Orlandi
Un nuovo capitolo si apre, dunque, per la famiglia Orlandi. Pietro avrebbe confermato al Corriere.it di aver ricevuto questa lettera da Ali Agca. Una nuova speranza di verità si apre sul caso.