Sparatoria Roma Fidene: il pm Giovanni Musarò ha chiesto al gip di convalidare il fermo nei confronti di Claudio Campiti, il 57enne che la scorsa domenica ha ucciso con una pistola detenuta illegalmente tre donne e ferito altre quattro persone nel gazebo di un bar dove era in corso una riunione condominiale per l’approvazione di un bilancio. L’uomo, che già in precedenza aveva ricevuto delle querele da parte del consorzio condominiale Valleverde per i suoi comportamenti violenti, era stato fermato immediatamente dopo i fatti e sarebbe ora detenuto nel carcere di Regina Coeli. L’accusa è quella di triplice omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dal pericolo di fuga e dai futili motivi.

Sparatoria Roma Fidene: la convalida del fermo di Campiti potrebbe arrivare già domani

È entrato nel gazebo del bar “Il posto giusto”, sito in via Monte Giberto 21 di Fidene e ha fatto fuoco sulle persone che stavano partecipando a una riunione condominiale, uccidendo tre persone, tutte donne, e ferendone gravemente almeno quattro, davanti agli occhi terrorizzati dei passanti. L’autore della strage, Claudio Campiti, un 57enne originario di Ladispoli, si trova ora nel carcere di Regina Coeli e già nella giornata di domani potrebbe arrivare nei suoi confronti, come richiesto dal pm di Roma Giovanni Musarò, la convalida del fermo. L’accusa è quella di triplice omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dal pericolo di fuga e dai futili motivi.

Secondo quanto emerso finora dalle indagini, sembra infatti che Campiti avesse escogitato la strage molto prima di compierla, forse da quando, lo scorso 11 novembre, aveva ricevuto un avviso di convocazione alla riunione: già intorno alle 8.55 di domenica mattina si sarebbe presentato quindi in viale di Tor di Quinto, dove si trova il poligono di cui è un assiduo frequentatore, nonché socio, fin dal 2018, chiedendo espressamente una “Glock calibro 45”, come ha raccontato un impiegato. A quel punto, nessuno lo avrebbe perquisito, né accompagnato dall’Armeria alla linea di tiro, permettendogli quindi di allontanarsi portando con sé l’arma e circa 150 proiettili, il massimo dei pezzi consentito. Da lì Campiti si sarebbe recato, a bordo della sua KA, direttamente nel locale, aprendo il fuoco e uccidendo Sabina Sperandio, Elisabetta Silenzi e Nicoletta Golisano.

Sembra inoltre che l’uomo avesse in programma di fuggire, forse a Malaga, visto che seguiva su Facebook un gruppo di amanti della meta: nel corso delle perquisizioni, i carabinieri hanno infatti trovato tre zaini pronti appartenenti all’uomo, con tanto di passaporto, notebook e 5.700 euro in contanti, che si sommano ai 535 che aveva in tasca. Su di lui gli inquirenti stanno portando avanti una serie di verifiche a tutto campo. L’uomo, ex assicuratore, aveva perso il lavoro tempo fa e da quel giorno aveva avuto difficoltà economiche, vivendo in condizioni di assoluta indigenza, ad esempio senza acqua e luce.

Ad influire sarebbe stata anche la morte di un figlio dell’età di 14 anni nel 2012, uscito fuori pista con uno slittino sulla neve, in provincia di Bolzano: da quel momento, secondo alcuni vicini di casa, Campiti avrebbe perso la testa, anche se l’ex moglie, Rossella Ardito, ha fatto sapere tramite il suo avvocato che non si era presentato neanche al funerale del figlio, non prendendo parte al processo contro i responsabili del fatale incidente. L’obiettivo della strage sarebbero stati i dirigenti del consorzio, che l’uomo criticava aspramente sul suo blog personale a causa delle regole ferree e a cui non pagava i contributi da ben 7 anni. In questi giorni sarebbe partito un secondo decreto ingiuntivo nei suoi confronti: questa, oltre ad una lite con alcune vicine di casa, la presunta motivazione del gesto che ha strappato la vita a tre persone.