Natale è il periodo dell’anno in cui lo spreco di cibo aumenta in maniera esponenziale. Il cenone della vigilia, e poi il pranzo del giorno dopo. Per non parlare dell’ultimo dell’anno: le vacanze natalizie sono uno dei momenti di maggiore spreco alimentare. Secondo gli analisti di Ener2Crowd, la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding energetico, quest’anno nel periodo delle feste si getteranno oltre 500mila tonnellate di cibo, corrispondenti a più di 80 euro per nucleo familiare: uno spreco enorme che porta anche a un’impennata del livello di inquinamento dal momento che ogni tonnellata di rifiuti alimentari produce 4,2 tonnellate di CO2. Si calcola che circa il 5% dei cibi che compriamo durante le feste di Natale non verrà consumato e sarà buttato. A finire nel cassonetto sono principalmente la frutta e la verdura, che durante le feste vengono accantonate a favore di cibi più sostanziosi e complessi, ma anche il pane, i latticini e la carne.

Spreco di cibo a Natale: numeri, tendenze e suggerimenti per non riempire la pattumiera

La Confederazione Italiana Agricoltori ci fa sapere che ogni anno 25 milioni di tonnellate di cibo vengono buttate via senza essere consumate e, se consideriamo che questo spreco ci costa 37 miliardi di euro, cioè il 3% del nostro Pil, il dato è ancora più preoccupante. Se poi si analizzano i dati del periodo natalizio scopriamo che si getteranno via circa 500.000 tonnellate di cibo, che corrispondono a circa 80 euro per famiglia che vanno in fumo inutilmente. Lo spreco domestico ci costa infatti ogni giorno all’incirca 1 euro, pari a 145 kg di cibo gettato in casa ogni anno, per 6,9 euro la settimana e 360 euro circa ogni anno. Ecco alcuni consigli per evitare sprechi alimentari a Natale.

  • Pianificate il menù – Scegliendo con attenzione il menu delle Feste, si può pianificare cosa e quanto acquistare, spendendo il giusto. Non a caso il 32 percento delle volte si spreca a causa di un eccesso di acquisto generico.
  • Comprare solo ciò che serve – scegliendo solo l’essenziale, preferendo la qualità alla quantità, potrete ottenere una tavola meno imbandita, ma di certo più saporita, evitando di comprare prodotti non necessari.
  • Evitare il 3×2 – Il 26 percento dello spreco deriva dall’acquisto di prodotti in offerta speciale. A volte può essere conveniente, ma non se si conosce già in partenza che non verranno consumati
  • Riutilizzare il cibo avanzato – Se ci sono avanzi, si possono riutilizzare nella preparazioni di altre portate. Per esempio, il lesso rimasto può diventare l’ingrediente principale di saporite polpette, o con le verdure rimaste si può preparare un minestrone saporito. Non c’è limite alla creatività.
  • Surgelare gli avanzi – Le porzioni avanzate possono essere surgelate per gustarle in altre occasioni.
  • Riporre ogni cosa al suo posto – Le verdure, ad esempio, nella parte bassa del frigo per evitare che ammuffiscano. Per la frutta il metodo migliore di conservazione è a temperatura ambiente. Frutta e verdura, si è detto, rappresentano i prodotti più sprecati, è importante quindi seguire una corretta conservazione. Il pesce si può conservare in frigorifero, se fresco, per un paio di giorni al massimo, oppure può essere anche congelato. Deve essere sistemato in posizione intermedia nel frigo, opportunamente avvolto in pellicola trasparente o in contenitori chiusi. I molluschi, invece, devono essere riposti in un piano intermedio, in contenitori che ne garantiscano l’isolamento dagli altri cibi per evitare eventuali scambi di batteri.

Secondo gli analisti di Ener2Crowd, se ogni italiano dedicasse l’esatto valore dello spreco a progetti pensati per il progresso del Pianeta, questi rappresenterebbero un tesoretto di circa 13 miliardi di euro in grado di crescere del 6 percento all’anno. Dopo soli 3 anni, tramutato in investimenti mirati e sostenibili, lo spreco produrrebbe una rendita complessiva del 28 percento. Tassi di crescita del genere sono introvabili anche in prodotti finanziari speculativi e ciò dà una misura delle potenzialità di un’economia stabile riconvertita e partecipata verso il green.