Il segretario generale del sindacato Ue Etuc e di quello mondiale Ituc Luca Visentini è stato rilasciato. Era stato coinvolto nella vicenda di corruzione del Qatargate insieme ad altre cinque persone (di cui 4 ancora detenute su disposizione della procura belga).
Caso Qatargate, il coinvolgimento di Luca Visentini
In una intervista rilasciata ad un noto quotidiano subito dopo il rilascio, Visentini ha spiegato che è finito in questa indagine perché ha collaborato con la Fight Impunity, riconosciuta e finanziata dal Parlamento Europeo e che, da quel che si sapeva, si occupava della difesa dei diritti umani. Ne facevano parte parlamentari europei, ex parlamentari ed ex commissari, personalità specchiate. E racconta:
Ho partecipato ad alcune conferenze, e poi invece è saltato fuori che sarebbe una organizzazione criminale, che ha messo in campo iniziative di corruzione in nome e per conto del governo del Qatar e, sembrerebbe, del Marocco, per cercare di ottenere condizioni più favorevoli da parte del Parlamento Europeo.
Stando alle parole del segretario generale, quello che ha convinto il giudice a far cadere le accuse su di lui è stato proprio il fatto che le sue posizioni nei confronti del Qatar sono sempre state molto chiare. Tanto per cominciare Visentini ha messo in campo alcune riforme, come l’abolizione della Kafala, una forma di schiavitù del lavoro che esiste in diverse del mondo arabo.
Le ultime perquisizioni
Ieri sera venti uomini mandati dal giudice Michel Claise a compiere una nuova perquisizione negli uffici del Parlamento europeo hanno messo i sigilli anche agli uffici di due personaggi di punta dei dem italiani a Bruxelles. Sono gli uffici di Andrea Cozzolino e Alessandra Moretti: i due sono accomunati dall’avere ereditato come assistenti parlamentari due ex assistenti di Antonio Panzeri. Con Panzeri lavorava Francesco Giorgi, poi passato al servizio di Cozzolino e ora in carcere; per la Moretti lavorava Federica Garbagnati, anche lei ex di Panzeri.
Domani arriverà la nuova decisione sulla sorte di Panzeri e degli altri tre ancora in carcere. Ad aggravare la situazione del presidente di Fight Impunity arrivano intanto le perquisizioni scattate ieri in Lombardia. Per ora la Guardia di finanza sta solo eseguendo gli ordini di Fabio De Pasquale, procuratore aggiunto della Repubblica di Milano, che a sua volta esegue l’ordine europeo arrivatogli dai colleghi belgi. Ma l’apertura del fronte italiano del Qatargate inizia comunque a dare risultati. Saltano fuori altri contanti: diciassettemila euro, poca cosa rispetto ai seicentomila che l’uomo nascondeva nella sua abitazione della capitale belga