Tra le urgenze richieste alla Manovra e ad ddl aiuti quarter c’è lo sblocco della cessione del credito. Sarebbero oltre 5 miliardi di euro i crediti nei cassetti fiscali delle imprese che hanno effettuato lo sconto in fattura ma non ancora monetizzati e le ultime notizie non accendono nessuna speranza per gli “esodati del Superbonus”. A confermare i dati è un’indagine del Centro Studi del CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa), una fotografia che si aggrava ulteriormente rispetto a quanto rilevato nel report precedente di maggio, che vedeva incagliati circa 2,6 miliardi di euro. Si tratta di un volume di cessioni bloccate, raddoppiato rispetto alla scorsa primavera. I cassetti fiscali si riempiono, ma nessuno li svuota. Se a maggio le imprese con cessioni bloccate da oltre 5 mesi erano solo il 35 percento, oggi la percentuale è salita addirittura al 75. Sale anche la platea delle imprese con crediti sopra i 100.000 euro dal 45 al 54 percento del totale. Stiamo parlando di oltre 50mila imprese in serie difficoltà che da quasi un anno attendono che sullo sblocco della cessione del credito 2022 arrivino notizie positive.
Sblocco cessione del credito: la situazione attuale e le misure studiate dal Governo
L’aspetto più difficile è proprio la ricerca di chi ancora è disposto ad acquistare crediti edilizi. E se si individuano soggetti solitamente diversi dagli intermediari finanziari, le condizioni sono quali sempre molto penalizzanti e non in linea con le attese. La cessione del credito alle Banche è diventato praticamente un miraggio a causa dei continui cambiamenti normativi e della paura di un eventuale sequestro. Non riuscire a sbloccare il credito implica per molte imprese un inevitabile ritardo nel pagamento dei fornitori, a causa della mancanza di liquidità. Lo stesso accade per il pagamento delle tasse e delle imposte, per non parlare dei cantieri fermi con le quattro frecce fino a data da destinarsi. La quasi totalità degli intervistati (86 percento) non aprirà altri cantieri, bloccando così il settore ed i relativi introiti fiscali derivati sia per il PIL che per le casse dello Stato. L’appello del CNA al Governo, che ha raccolto il supporto di molti rappresentanti del settore, è quello di inserire nella prossima Legge di Bilancio 2023 o nel Decreto Aiuti quater, una modifica per lo sblocco della cessione del credito del 110 percento ma non solo. Tra le modifiche chieste e presentate assieme agli emendamenti c’è quella di adottare la soluzione proposta da Abi e Ance. Ovvero compensare con gli F24 una parte dei crediti edilizi delle Banche per poter svuotare i cassetti fiscali.
Le ricadute nel settore
I dati che emergono dall’indagine del CNA, infatti, confermano che il meccanismo dello sconto in fattura necessita di un adeguato sistema per lo smobilizzo dei crediti fiscali, altrimenti gli oneri per le imprese rischiano di essere superiori ai benefici degli incentivi per la riqualificazione degli edifici e per il contributo al Pil. Solo il 7 percento delle imprese che ha difficoltà con i crediti fiscali è disponibile a riconoscere ancora lo sconto in fattura, tutte le altre non lo faranno e tra queste quasi il 70 percento prevede una significativa riduzione del mercato di riferimento. Il superbonus 110 per cento ha dato un contributo del 22 percento alla crescita totale del Pil. Gli incentivi fiscali introdotti con le agevolazioni hanno portato a più di 106 miliardi di investimenti di euro tra il 2020 e il 2022. Per il 2023 si prevede però un cambio di passo sostanziale. In particolare, le modifiche al superbonus, con il suo ridimensionamento, potrebbero determinare l’anno prossimo un calo nei lavori per le riqualificazioni abitative (-9 percento). Di contro, tuttavia, dovrebbe registrarsi un aumento nella realizzazione delle opere pubbliche con quasi il 42 percento in più. Questo andamento nel 2024 dovrebbe determinare un calo totale degli investimenti del 7,1 percento (22,6 percento dell’edilizia privata).