Grave lutto nel mondo del calcio: Sinisa Mihajlovic è morto oggi all’età di 53 anni. Ex giocatore di Roma, Lazio e Sampdoria, era reduce da un esonero come allenatore del Bologna.

Morto Sinisa Mihajlovic

Mihajlovic era da tre anni impegnato nella lotta contro la leucemia. Ieri c’era stata preoccupazione da parte dei suoi fan dopo il tweet del giornalista Clemente Mimun che aveva scritto “Forza Sinisa!”, lasciando intendere che le condizioni dell’allenatore serbo si fossero aggravate.

E’ solo di qualche settimana fa la sua ultima uscita pubblica. Ha voluto fare una sorpresa a Zeman, in occasione della presentazione del libro del boemo, si è presentato a sua insaputa nella libreria dove si stava svolgendo l’evento.

Biografia

Mihajlovic era nato a Vukovar il 20 febbraio 1969, proprio alle sue origini deve il suo carattere, tosto e deciso. Si è formato in una Jugoslavia caratterizzata dalla guerra e dalla povertà. Un contesto in cui l’ex calciatore ha dovuto lottare quotidianamente contro la fame, trovando uno sfogo nel pallone, insieme a molti coetanei. Mihajlovic ha cominciato la propria carriera da centrocampista, salvo poi trasformarsi in difensore nei suoi anni in Italia sotto la guida di Sven Goran Eriksson in Italia con la maglia della Sampdoria.
Ha cominciato a giocare a livello professionistico in Jugoslavia, vestendo la maglia del Vojvodina e della Stella Rossa. Con entrambe le squadre ha vinto almeno un campionato, ma fu con i biancorossi di Belgrado che realizzò l’impresa di vincere la Champions League nel 1991. Nel 1992 ha cominciato l’esperienza nel campionato italiano. Giocando per due stagioni con la Roma. Appena arrivato in Italia si mise in luce per la sua tecnica e la capacità di andare in gol con i calci di punizione. Era la sua specialità e quando passò alla Sampdoria, a seguito delle sue numerose reti su calcio piazzato, l’Università di Belgrado elaborò una serie di studi proprio sulle sue punizioni. Il suo sinistro è passato alla storia anche (160 km/h la velocità massima raggiunta secondo lo studio fatto proprio sui suoi calci di punizione), che gli ha permesso di realizzare ben 42 gol in carriera su calcio piazzato.


E’ passato poi alla Lazio e in maglia biancoceleste vinse diversi trofei. Coi nerazzurri conquistò tre titoli e si confermò fondamentale nonostante gli anni. Mihajlovic vanta un palmares di tutto rispetto. Due Scudetti in Italia e tre in Jugoslavia, quattro Coppe Italia, tre Supercoppe italiane, una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Uefa. È stato inoltre scelto come calciatore jugoslavo dell’anno nel 1999.


Appesi gli scarpini al chiodo e cominciò subito la carriera di allenatore come vice di Roberto Mancini all’Inter. Nel biennio nerazzurro ebbe modo di vincere due scudetti. Nella stagione 2008-2009 allenò per alcuni mesi il Bologna, contribuendo alla salvezza nonostante l’esonero prima della fine del campionato.


L’anno successivo, sulla panchina del Catania, fu fondamentale anche per la salvezza. Poi venne scelto dalla Fiorentina e dopo un primo anno chiuso al nono posto, venne esonerato durante il campionato seguente. Dopo una breve parentesi da CT della Nazionale serba, con cui manca la qualificazione ai Mondiali del 2014, firma con la Sampdoria. Un ritorno dopo l’esperienza da calciatore. Nei due anni a Genova ottenne ottimi risultati, tanto da chiudere la seconda stagione al settimo posto e vincere il premio di allenatore dell’anno.
I piazzamenti alla guida della Samp gli valsero la chiamata del Milan con cui raggiunse una finale di Coppa Italia e mantenne una media punti utile per far ritornare i rossoneri in Europa. Inoltre fece esordire Gigio Donnarumma a soli 16 anni. A seguito di alcuni screzi col presidente Berlusconi, e una mini crisi di cinque risultati consecutivi senza vittorie, venne esonerato prima della fine della stagione.
Passò poi allo Sporting Lisbona, ma la sua esperienza durò solo nove giorni. Nel maggio 2016 venne scelto da Cairo per allenare il Torino. Realizzò un girone d’andata record, che valse il nono posto al termine del campionato. Durante il secondo anno invece deluse le aspettative e venne esonerato.

Nel gennaio 2019 fece ritorno al Bologna, e proprio mentre era alla guida degli emiliani, nel luglio del 2019 Mihajlovic scoprì di essere malato di leucemia. È il 13 luglio 2019 quando annuncia di doversi sottoporre immediatamente alle cure presso l’ospedale Sant’Orsola ma di non voler rinunciare al suo incarico. I tifosi organizzano un pellegrinaggio a San Luca insieme alla moglie mentre lui inizia il primo ciclo di chemioterapia e dopo 44 giorni di ricovero riesce ad essere in panchina a Verona per l’esordio della squadra in campionato.


E in questo percorso, come nella vita, al suo fianco ha sempre avuto la moglie Arianna. La famiglia è uno dei pilastri della vita di Mihajlovic, legato dal febbraio del 1995 ad Arianna Rapaccioni, conosciuta ai tempi della Roma, diventata sua moglie nel 2005. La consorte è stata un sostegno fondamentale durante la lotta contro la leucemia e quando sembrava che il peggio fosse passato, i due hanno rinnovato le loro promesse nuziali. Dalla loro unione sono nati cinque figli: Viktorija, Virginia, Miroslav, Dushan e Nicholas. Mihajlovic ha anche un altro figlio, Marko, nato da una precedente relazione.

Il 6 settembre 2022, dopo un avvio di campionato contrassegnato da tre pareggi, due sconfitte e una vittoria in Coppa Italia, Mihajlovic viene esonerato durante la sua quarta stagione alla guida dei felsinei.

Il comunicato della famiglia

La famiglia Mihahjlovic ha diramato un comunicato nel quale annuncia la scomparsa del tecnico serbo, definendo la sua morte “ingiusta e prematura”. “La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic“. 


“Uomo unico professionista straordinario, disponibile e buono con tutti – prosegue il comunicato della famiglia Mihajlovic -. Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito in questi anni, con amore e rispetto, in particolare la dottoressa Francesca Bonifazi, il dottor Antonio Curti, il Prof. Alessndro Rambaldi, e il Dott. Luca Marchetti. Sinisa restera’ sempre con noi. Vivo con tutto l’amore che ci ha regalato”.