La casa di proprietà, per gli italiani, è come il posto fisso: sacra, per dirla alla Zalone. A confermarlo è la ricerca, condotta da Federproprietà-Censis su “Gli italiani e la casa” presentata oggi, lunedì 12 dicembre a Roma. Secondo quanto riportato, il 70,8 percento delle famiglie italiane è proprietario della casa in cui vive (e il 28,0 percento di queste è proprietario di altri immobili), l’8,7 percento gode della casa in usufrutto o a titolo gratuito, il 20,5 percento vive in affitto. L’Italia, dunque, è uno dei paesi avanzati (e il primo in Europa) con il più alto numero di proprietari di abitazione, tanto che il possesso dell’immobile viene considerato come un tratto costitutivo della nostra società.
Casa di proprietà: costi, vantaggi e statistiche. Tutti i dati disponibili
Gli italiani considerano la propria abitazione come un rifugio multifunzionale. Il Rapporto Federproprieta- Censis, realizzato con il contributo scientifico della Societa Italiana di Medicina Ambientale (Sima) e in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), mette in evidenza come la percentuale di famiglie proprietarie è piu elevata tra le coppie con figli (73,9 percento) e tra i residenti nelle piccole città (il 76,1 percento nei comuni piccolissimi, fino a 2.000 abitanti, e il 74,3 percento in quelli con un’ampiezza demografica tra 2.000 e 10.000 abitanti). Secondo l’indagine, per il 91,9% degli italiani la casa è un rifugio sicuro, soprattutto dopo l’esperienza del Covid. L’89,7% si sente tranquillizzato dal fatto di essere proprietario dell’abitazione in cui vive. Per l’83,1% la casa riflette anche la propria identità e la propria personalità. E il 54,5% vorrebbe aiutare figli o nipoti ad acquistare la prima casa, perchè l’immobile di proprietà resta la pietra angolare della sicurezza economica e esistenziale. Se questo è il contesto socio-economico e culturale, un pregiudizio da rimuovere – come risulta evidente dai dati appena riportati – è il preconcetto che l’essere proprietario di casa sia una prerogativa dei ceti benestanti. I dati indicano che nel primo quintile, cioè il 20 percento di famiglie con minore disponibilità economica, il 55,1 percento è proprietario della residenza in cui vive, il 65,5 percento nel secondo quintile, il 72,4 percento nel terzo quintile, il 77 percento nel quarto quintile e l’83,9 percento nel quintile con migliore condizione economica.
I giovani e la casa nella post-pandemia
L’indagine racconta come, dopo la traumatica esperienza dell’emergenza sanitaria Covid 19 e delle misure restrittive di confinamento, nell’Italia del post pandemia stanno cambiando i valori e le funzioni della casa. Il valore sociale delle abitazioni non è mai stato così alto, malgrado il valore economico non abbia il vigore del passato. Si può dire che per gli italiani, al di là di dati e percezioni economiche, la casa è sempre la casa, e anzi oggi è molto di più. Il 54,5 percento vuole aiutare figli o nipoti ad acquistare la prima casa, perché è un modo per dare solidità alla loro condizione di vita. Proprio riguardo quest’ultimo punto, i giovani tra i 16 e i 29 anni che vivono ancora con i propri genitori sono in Italia, l’85,6 percento. L’accesso alla proprietà della prima casa è vissuto come una conquista che, però, non si concretizza facilmente in autonomia. Infatti, rileva il report, gli under 35 che riescono ad acquistare la prima casa in una parte rilevante di casi ricorrono al supporto economico di genitori e nonni, dentro quel modello sociale italiano in cui la famiglia opera come un formidabile, e ad oggi insostituibile, ridistributore strutturale.